mercoledì 27 luglio 2016

Concessione contributi per iniziative di interesse pubblico e somme a scopo di beneficenza (ricerca, cultura, formazione, scuola, disagio sociale, minori, anziani, salute, disabilità)


La Banca, nel rispetto delle norme statutarie e delle delibere assunte in materia dai competenti organi decisionali, concede contributi per iniziative d’interesse pubblico e somme a scopo di beneficenza.
Nella presente sezione sono pubblicati i criteri e le modalità che regolano la concessione di contributi a soggetti pubblici e privati nonché – con cadenza annuale – l’elenco dei beneficiari di importi superiori a mille euro. I criteri prevedono i settori verso i quali possono essere indirizzati gli interventi, precisano i principi da osservare nell’istruttoria delle richieste, definiscono competenze e poteri delle strutture e degli organi della Banca, fissano i termini per l’invio e l’evasione delle domande.
Sono sostenute solo le iniziative presentate da una richiesta; le istanze, corredate di specifici elementi informativi (quali importo richiesto, piano illustrativo del progetto da realizzare, preventivi di spesa, documenti attestanti la presenza di fonti di finanziamento ulteriori rispetto a quanto richiesto alla Banca), vanno presentate entro ben definiti periodi dell’anno.
Le domande possono essere presentate dal 1° luglio al 31 agosto sono istruite e decise entro il mese di dicembre.
L’esame istruttorio è svolto da una commissione interna alla Banca, le cui funzioni segretariali fanno capo al Servizio Segreteria particolare del Direttorio e comunicazione, Divisione Rapporti istituzionali.
I risultati dell’istruttoria sono rassegnati all’organo decisionale competente, che è il Direttorio per interventi sino a € 25.000, il Consiglio superiore per interventi oltre tale importo

venerdì 15 luglio 2016

Istat: in Italia in povertà assoluta oltre 4,5 milioni di persone, il massimo dal 2005

L'andamento nel corso dell'ultimo anno si deve principalmente all'aumento delle difficoltà economiche tra le famiglie con 4 componenti, una coppia e due figli: da 6,7 del 2014 all'attuale 9,5%. Triplicati, rispetto agli anziani, i giovani indigenti, tra i quali un minorenne su 10 Istat: in Italia in povertà assoluta oltre 4,5 milioni di persone, il massimo dal 2005
Nel 2015 vivevano in povertà assoluta in Italia 1 milione e 582 mila famiglie, pari a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005. Lo comunica l'Istat, sottolineando che l'incidenza della povertà assoluta si mantiene sostanzialmente stabile sui livelli stimati negli ultimi tre anni per le famiglie, con variazioni annuali statisticamente non significative (6,1% delle famiglie residenti nel 2015, 5,7% nel 2014, 6,3% nel 2013); cresce invece se misurata in termini di persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e 7,3% nel 2013).

Questo andamento nel corso dell'ultimo anno, spiega ancora l'Istituto di statistica, si deve principalmente all'aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose.

"I dati Istat 2016 confermano la fotografia che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi: sempre più persone non hanno accesso a un'alimentazione adeguata e non raggiungono uno standard di vita almeno minimamente accettabile e sempre più strutture caritative ci chiedono un aiuto maggiore per poter minimamente sostenere queste persone nei loro bisogni primari" dice Marco Lucchini, direttore generale Fondazione Banco Alimentare Onlus.

In aumento al Nord, in particolare per gli stranieri, la povertà colpisce le famiglie numerose, chi vive in città, e molti più giovani accanto agli anziani. Parliamo di persone e nuclei familiari che, secondo la definizione stessa dell'Istat, hanno difficoltà a "conseguire uno standard di vita minimamente accettabile", "non accedono a beni e servizi che, nel contesto italiano, vengono considerati essenziali".

REINCHIESTE L'infanzia cancellata dalla crisi economica

Tra le persone coinvolte 2 milioni 277 mila sono donne (7,3% l'incidenza), 1 milione 131 mila sono minori (10,9%), 1 milione 13 mila hanno un'età compresa tra 18 e 34 anni (9,9%) e 538 mila sono anziani (4,1%). Un minore su dieci, quindi, nel 2015 si trova in povertà assoluta (3,9% nel 2005). Negli ultimi dieci anni l'incidenza del fenomeno è rimasta stabile tra gli anziani (4,5% nel 2005) mentre ha continuato a crescere nella popolazione tra i 18 e i 34 anni di età (9,9%, più che triplicata rispetto al 3,1% del 2005) e in quella tra i 35 e i 64 anni (7,2% dal 2,7% nel 2005).

L'incidenza della povertà assoluta aumenta al Nord sia in termini di famiglie (da 4,2 del 2014 a 5,0%) sia di persone (da 5,7 a 6,7%) soprattutto per l'ampliarsi del fenomeno tra le famiglie di soli stranieri (da 24,0 a 32,1%). Segnali di peggioramento si registrano anche tra le famiglie che risiedono in area metropolitana (l'incidenza aumenta da 5,3 del 2014 a 7,2%) e tra quelle con persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (da 6,0 a 7,5%).

L'incidenza di povertà assoluta diminuisce all'aumentare dell'età della persona di riferimento (il valore minimo, 4,0%, tra le famiglie con persona di riferimento ultrasessantaquattrenne) e del suo titolo di studio (se è almeno diplomata l'incidenza è poco più di un terzo di quella rilevata per chi ha al massimo la licenza elementare). Si amplia l'incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata (da 5,2 del 2014 a 6,1%), in particolare se operaio (da 9,7 a 11,7%). Rimane contenuta tra le famiglie con persona di riferimento dirigente, quadro e impiegato (1,9%) e ritirata dal lavoro (3,8%).

Anche la povertà relativa risulta stabile nel 2015 in termini di famiglie (2 milioni 678 mila, pari al 10,4% delle famiglie residenti dal 10,3% del 2014) mentre aumenta in termini di persone (8 milioni 307 mila, pari al 13,7% delle persone residenti dal 12,9% del 2014).
Analogamente a quanto accaduto per la povertà assoluta, nel 2015 la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie numerose, in particolare tra quelle con 4 componenti (da 14,9 del 2014 a 16,6%,) o 5 e più (da 28,0 a 31,1%).

Le reazioni  "Una vergogna nazionale, che dimostra come in questi anni non si sia fatto nulla per ridurre le diseguaglianze e aiutare chi ha più bisogno. Urge una riforma fiscale... chiediamo al Governo di estendere immediatamente il bonus di 80 euro" dichiara Massimiliano Dona, segretario dell'Unione Nazionale Consumatori. "La riforma fiscale che sta immaginando il Governo non servirà a nulla, visto che si vogliono ridurre le aliquote Irpef centrali. Va tagliata, invece, la prima aliquota o innalzata la no tax area. Altrimenti, ancora meglio, non andrebbe toccata l'Irpef, unica imposta progressiva rimasta e ci si dovrebbe preoccupare di tutti quei balzelli che colpiscono ricchi e poveri in egual misura". E il Codacons: "Dati che umiliano l'Italia e gli italiani e dimostrano l'esigenza di interventi concreti per salvare migliaia di famiglie dal baratro. La crisi economica non è affatto finita, ma anzi continuano ad imperversare in Italia evidenti difficoltà per le famiglie, come attesta anche la mancata ripresa dei consumi", afferma il presidente dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi. "Chiediamo al premier Renzi di varare subito un decreto urgente 'anti-povertà'".

"Abbiamo la necessità di mettere in campo da subito un'agenda sociale forte con misure a sostegno dei lavoratori, dei pensionati e delle fasce più deboli della popolazione - affermano i deputati Pd Cesare Damiano e Matteo Mauri in una nota congiunta -  Ora è il momento di affrontare i contenuti e il merito delle questioni più urgenti, che interessano direttamente la vita di milioni di italiani: lavoro, lotta alla povertà e pensioni. Così come abbiamo fatto ad esempio oggi alla Camera con la legge sul reddito di inclusione, che va esattamente nella giusta direzione".

L'efficacia del provvedimento sulla povertà approvato oggi alla Camera "sarà legata al reale

coinvolgimento delle organizzazioni del terzo settore nella programmazione e gestione degli interventi" aggiunge Lucchini secondo cui la dotazione di fondi deve essere significativa, "almeno di 1 miliardo di euro, da stanziare in particolare per i minori in povertà assoluta."


LINK http://www.repubblica.it/economia/2016/07/14/news/istat-144037880/

venerdì 8 luglio 2016

Rozza: 'Consigli di Municipio aperti ai cittadini per temi di sicurezza e coesione sociale'


L’assessore scrive ai nove presidenti: “A settembre si apre una fase di ascolto e condivisione del programma”
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Milano, 8 luglio 2016 – Incontri in tutti i Municipi per ascoltare e condividere le linee guida in materia di Sicurezza e Coesione sociale. E’ l’iniziativa assunta dall’assessore alla Sicurezza Carmela Rozza che è stata al centro di un’informativa svolta questa mattina in Giunta comunale.

L’assessore ha inviato una lettera ai nove neoeletti presidenti di Municipio per proporre l’avvio di una fase di ascolto e dialogo con territorio e istituzioni con l’obiettivo di condividere le linee guida sulla Sicurezza e Coesione sociale da attuare nei prossimi cinque anni di mandato.

"Prima della presentazione del programma ritengo importante ascoltare e dialogare con cittadini e istituzioni sul territorio – ha spiegato Rozza  -. Questa fase ci consentirà di arricchire il programma e renderlo più efficace. Sono infatti convinta che si possa rendere Milano sempre più sicura attivando sinergie d'azione con tutti i livelli istituzionali e mantenendo  un confronto con i Municipi, i Consigli di Municipio e i cittadini. Per questo ho già invitato i Presidenti di Municipio a programmare per il mese di Settembre un Consiglio di Municipio aperto ai cittadini alla mia presenza. Successivamente intendo anche istituire un tavolo congiunto che coinvolga l’Assessorato e i referenti nei Municipi in tema di sicurezza in modo da mantenere il dialogo e permettere anche il monitoraggio periodico delle azioni amministrative assunte”. 

Rozza: 'Consigli di Municipio aperti ai cittadini per temi di sicurezza e coesione sociale': L’assessore scrive ai nove presidenti: “A settembre si apre una fase di ascolto e condivisione del programma”

giovedì 7 luglio 2016

Rivalutazione pensioni verso la sentenza

Corte Costituzionale, parere su meccanismo di rivalutazione pensioni a scaglioni (Legge Stabilità 2014, modificato dal Decreto Poletti) ma non su legittimità del provvedimento.


La sentenza sulla rivalutazione pensioni per scaglioni di reddito, questione affrontata dalla Corte Costituzionale il 5 luglio 2016, non riguarda la legittimità del Decreto Poletti sulla restituzione delle somme non rivalutate in seguito al blocco pensioni 2011: si riferisce però alla stessa legge che è stata cambiata con il Decreto Pensioni 2015. Vediamo esattamente di cosa si tratta.
All’attenzione della Consulta, un’ordinanza della Corte dei Conti dell’11 febbraio 2015, che trattava – oltre alla questione della legittimità del prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro (su cui la Corte si è pronunciata a favore) –  anche la nuova rivalutazione a scaglioni, più sfavorevole della precedente (pubblicazione sentenza, prevista entro l’estate).
Di che cosa si tratta? 
L’articolo 34, comma 1, della legge 448/1998applicato al caso del ricorrente prevedeva la rivalutazione automatica delle pensioni al 100%, 75%, 50 e 40% a seconda del reddito. Il meccanismo è stato rivisto dalDecreto Poletti di rimborso pensioni 2015, che ha cambiato le soglie: si rivalutazione:
·         100% fino a tre volte il minimo,
·         40% fra 3 e 4 volte il minimo
·         20% fra 4 e 5 volte il minimo
·         10% fino a 6 volte il minimo.
Nessuna perequazione per le pensioni più alte nel triennio 2014-2016.
Il 5 luglio, la Corte si è dunque occupata della questione “rivalutazione automatica“ delle pensioni - norma contenuta nella Legge di Stabilità 2014 (comma 483 del legga 147/2013) – ma non ha espresso alcun giudizio di costituzionalità sul decreto di rimborso pensioni (diverse ordinanze chiedono un pronunciamento).

Barbara Weisz - 7 luglio 2016

martedì 5 luglio 2016

Pensione anticipata senza penali da agosto



I pensionati che si sono ritirati dal lavoro anticipatamente nel 2013 e 2014, a partire dal prossimo mese di agosto avranno un assegno più sostanzioso, perché sparisce il tagliodell’1 o 2% applicato dalla Riforma Fornero per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 anni di età: è stata la Legge di Stabilità 2015 (legge 208/2015) ad eliminare le penalizzazione, mentre e la manovra 2016 ha previsto la retroattività del correttivo. L’INPS ha quindi iniziato a ricostruire le pensioni e con i cedolini di agosto arriveranno i primiaumenti sull’assegno.
pensione anticipata senza riduzioni
Secondo le stime di calcolo, eliminando il taglio finora applicato, gli assegni si alzano del10-15%. Favoriti coloro che si sono ritirati prima e che avevano quindi subito una maggior decurtazione (taglio dell”1% per ogni anno di anticipo).
La Legge di Stabilità 2015 aveva eliminato la penalizzazione, provocando però uno svantaggio per coloro che avevano già utilizzato lo strumento. La manovra 2016 ha reso quindi retroattiva l’abolizione del taglio, di conseguenza ora anche coloro che lo avevano subito negli anni scorsi vengono risarciti.

Il provvedimento interessa circa 28.000 pensionati, di cui 23.000 donne e 4.000 uomini, che hanno ottenuto la pensione anticipata tra il 2013 e il 2014. La netta maggioranza della componente femminile è riconducibile al meccanismo che prevede un anno in meno di contributi (41 anni e sei mesi, contro i 42 anni e sei mesi degli uomini), per cui già a metà 2013 le lavoratrici hanno maturato i requisiti per agganciare la pensione anticipata