martedì 27 dicembre 2022

Pensioni gennaio 2023, quando saranno pagate e quanto aumentano. Date e cifre: cosa cambia

 

Fra pochi giorni, a gennaio 2023, saranno versate le pensioni che conterranno, per alcuni ma non per tutti, aumenti anche sensibili. Ma quanto aumenteranno le pensioni e quando saranno pagate o accreditate? Proviamo a fare un po' di ordine.Diversamente da quanto avviene solitamente le pensioni di gennaio non saranno accreditate il primo giorno non festivo (solitamente il 2 gennaio a meno che non cada di domenica). Quest'anno pur essendo il 2 gennaio un lunedì i versamenti e pagamenti saranno effettuati a partire da martedì 3 gennaio. Ciò per alcuni adeguamenti informatici dell'Inps.Già a gennaio gli assegni conterranno gli aumenti previste dalle rivalutazioni automatiche all'inflazione (introdotte dal governo Draghi). Ciò avverrà per chi nel 2022 ha ricevuto pensioni fino 2.101,52 euro lorde. Per chi prende di più potrebbe dover attendere fino a febbraio. Il Governo Meloni ha infatti rimodulato (riducendole) le indicizzazioni per le pensioni superiori a questa cifra. Revisione che è contenuta nella Manovra economica in corso di approvazione."L'articolo 2 del decreto 10 novembre 2022 - spiega una nota del'Inps -, emanato dal ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha stabilito che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per il 2022 è determinata in misura pari al 7,3% dal 1° gennaio 2023. Il Disegno di Legge di Bilancio 2023 prevede interventi volti a rimodulare le modalità di attribuzione della rivalutazione automatica per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il trattamento minimo. Al fine di evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite, pertanto, la rivalutazione è stata attribuita in misura pari al 100% a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo in pagamento nel 2022 (pari a 2.101,52 euro)."Per i pensionati il cui trattamento pensionistico cumulato è superiore al predetto limite (2.101,52 euro lordi nel 2022), la rivalutazione sarà attribuita sulla prima rata utile dopo l'approvazione della legge di bilancio 2023". Ciò potrebbe dunque avvenire già a gennaio ma anche a cominciare (arretrati di gennaio inclusi) da febbraio. Ciò dipenderà dai tempi di approvazione della Manovra.Le pensioni saranno adeguate all'inflazione. Un dato che, in base ai dati Istat, è stato fissato al +7,3% per la rivalutazione delle pensioni nel 2023. La Legge di Bilancio 2023 (in corso di approvazione), stabilisce, inoltre, la modifica dello schema di applicazione della rivalutazione sui diverse importi: non ci saranno più tre scaglioni ma sei. Un meccanismo in base al quale più sono alte le pensioni mano cresceranno percentualmente.Chi percepisce una pensione minima di 525,38 la vedrà salire oltre i 600 euro. Oltre alla rivalutazione del 7,3%, ci sarà per chi ha più di 75 anni, un 6,4% in più. Una perequazione che porterà il trattamento a circa 697 euro.Per i pensionati con trattamento minimo ma che hanno mendo di 75 anni la pensione non sarà portata a 600 euro. A loro, oltre alla rivalutazione all'inflazione del 7,3% ci sarà un ulteriore 1,5% di rivalutazione portando a circa 570 euro il trattamento.

Storia di FABIO LOMBARDI



mercoledì 14 dicembre 2022

AL VIA UN POLO DI AGGREGAZIONE DI ENERGIE NUOVE NEL SINDACATO

By Archivio


Secondo Leonardo Donofrio di IUniScuola , con lo sciopero di “liberazione” si rinnova la speranza che alcuni temi -diritti civili, cittadinanza, laicità, pace e la scuola- tornino al centro dell'agenda politica, in un percorso che possa segnare una forte discontinuità rispetto all'attuale gestione della scuola pubblica.
L'iniziativa di mobilitazione e di sciopero è stata condivisa dal personale della scuola della Campania,della Liguria ,della Calabria che chiedono trasparenza(Pubblicazione nominativa sui siti degli USR) sulla stipula dei contratti di lavoro degli ATA ,Docenti e Dirigenti Scolastici; in particolare i docenti e gli ATA della scuola della Puglia dicono:                        “Si continuano ad operare tagli ,con pesanti ricadute sul personale in servizio, non si affrontano questioni centrali come la dispersione scolastica, si rimanda il problema degli insegnanti di sostegno, con tutto ciò che consegue perché le studentesse e gli studenti diversamente abili vedano riconosciuto un diritto allo studio sostanziale, e non solo formale”. La questione dei docenti precari e del personale ATA è diventata ancor più insostenibile. I programmi elettorali hanno previsto di eliminare il problema decennale del precariato. Evidentemente, ribadiscono i precari Docenti e Ata “non avevamo ben inteso che l'eliminazione fosse fisica”.                                                                                                      Eppure è emerso qualcosa di nuovo. Prima di tutto, la grande dignità e un rinnovato protagonismo dei movimenti e delle associazioni “non allineate” che rappresentano Docenti e personale ATA in condizioni di precarietà strutturale.                                                              Probabile che ci sia la volontà sociale e politica di tali soggetti a non fare sconti anche a questo Governo, che appare ancora una volta lontano dai bisogni reali della scuola pubSoddisfazione da parte delle Organizzazioni Sindacali FIS-CAB, CISAL, INTESA, IUNISCUOLA, RdB-CUB SCUOLA, SAB promotrici dello sciopero.
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sabato 3 dicembre 2022

3 dicembre 2022 – Giornata mondiale delle persone con disabilità

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Per riflettere su questi temi dal 1981 l’ONU ha istituito il 3 dicembre la Giornata mondiale delle persone con disabilità.


 

domenica 25 settembre 2022

Elezioni 2022, i risultati delle politiche e il centrodestra verso il governo


Elezioni 2022, i risultati delle politiche e il centrodestra verso il governo. Letta parlerà in mattinata

Trionfo per Giorgia Meloni, Forza Italia vicina alla Lega. Male il Pd, Letta non ha parlato a caldo, attesa per il suo intervento. Conte a tarda serata: "Chi tocca il reddito troverà in noi, un argine e una barriera insuperabile"


Rita Dalla Chiesa eletta a Molfetta, da Forum a Montecitorio la candidata di Berlusconi si impone con il 40%
Rita Dalla Chiesa eletta a Molfetta, da Forum a Montecitorio la candidata di Berlusconi si impone con il 40%

La conduttrice Mediaset e neodeputata azzurra era stata scelta come rappresentante del centrodestra per la sfida nel collegio uninominale Puglia U04


Meloni: "Dedico la vittoria alle persone che non ci sono più"

Meloni: "Dedico la vittoria alle persone che non ci sono più"


Di Maio sconfitto, è fuori dal Parlamento: pochi voti per il suo partito, futuro a rischio
Di Maio sconfitto, è fuori dal Parlamento: pochi voti per il suo partito, futuro a rischio

Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri, è stato sconfitto nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta da Sergio Costa, del Movimento 5 Stelle. Il suo partito non ha raggiunto nemmeno l’1 per cento dei voti


Perché quello del 25 settembre 2022  è un risultato epocale: cosa cambia ora

Perché quello del 25 settembre 2022  è un risultato epocale: cosa cambia ora

L’arretramento del Carroccio costringerà la leader di FdI a non mettere in primo piano gli interessi di partito. L’obiettivo: evitare problemi per la tenuta del futuro esecutivo

Elezioni politiche 2022: risultati in diretta – Fdi primo partito, flop Pd sotto il 20, i 5 stelle terzi col 15. Crollo della Lega al 9%, centrodestra verso la larga maggioranza di seggi

Elezioni politiche 2022: risultati in diretta – Fdi primo partito, flop Pd sotto il 20, i 5 stelle terzi col 15. Crollo della Lega al 9%, centrodestra verso la larga maggioranza di seggi

Quella di Giorgia Meloni è la prima forza del Paese. Seguono i dem di Letta, che però fanno quasi gli stessi numeri del 2018. Bene i 5 stelle di Conte. Solo quarto il Carroccio di Salvini, tallonato da Silvio Berlusconi che arriva all'8% e resta davanti al duo Calenda-Renzi. L'alleanza Verdi/Sinistra sopra il 3%. Centrodestra sopra il 43 percento,  

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Perché la fiducia genera affidabilità e la sfiducia opportunismo?

Non potremmo vivere senza fidarci. Come sosiente Niklas Luhmann, «senza fiducia (le persone) non potrebbero nemmeno alzarsi dal letto la mattina»

I punti chiave

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6' di lettura

Fidarsi o non fidarsi? È una questione che ci si pone implicitamente o esplicitamene decine di volte durante ognuna delle nostre giornate. Quanto sarà affidabile l’autista del bus che prendo per andare al lavoro? L’impiegato che gestisce le buste-paga avrà fatto correttamente tutti i calcoli per determinare il mio stipendio questo mese? I miei colleghi si staranno impegnando quanto dovrebbero per completare quel progetto che, insieme, ci è stato assegnato? Sarà davvero fresco il pesce che mi ha venduto ieri il pescivendolo? La terapia che mi ha prescritto il medico per quel disturbo che ho da qualche tempo sarà davvero la più adeguata? E quanti altri esempi potremmo fare, in ambiti così diversi come la politica, la tecnologia, la stampa, la famiglia.

Non potremmo vivere senza fidarci. Come sostiene Niklas Luhmann, «senza fiducia (le persone) non potrebbero nemmeno alzarsi dal letto la mattina. Verrebbero assalite da una paura indeterminata, da un panico paralizzante». La pensava allo stesso modo il suo maestro Georg Simmel, il quale era convinto che «senza la fiducia generalizzata che le persone nutrono vicendevolmente, la società stessa si disintegrerebbe».

Nonostante questo ruolo così centrale che il tema della fiducia riveste nell’ambito delle nostre relazioni sociali, la teoria economica fatica ancora a coglierne a pieno il significato e a darne una spiegazione soddisfacente. Una delle ragioni ha probabilmente a che dare con l’impostazione consequenzialista della teoria della scelta adottata in economia. Secondo questo approccio le preferenze su una determinata azione derivano esclusivamente dalle preferenze associate alle conseguenze di quella data azione. Se l’azione A produce la conseguenza alfa e l’azione B invece quella beta, allora io preferirò fare A invece di B solo se preferisco alfa a beta. Questo ragionamento sembra ragionevole, e infatti lo è, anche se a ben vedere è decisamente limitativo.

Per ridurre il rischio di opportunismo da parte del giocatore 2 si studia anche una seconda variante del gioco. In questo caso il giocatore 1 può decidere se adottare uno schema che prevede una sanzione per il giocatore 2 nel caso in cui questi dovesse rimandare al giocatore 1 una somma inferiore a quella richiesta. In questo caso il rischio della sanzione dovrebbe far aumentare la disponibilità del giocatore 2 a comportarsi in maniera affidabile restituendo parte dell’investimento a 1. Tuttavia, questo non è ciò che si osserva.

Sia nella prima variante che nella seconda molti giocatori 1 decidono di investire il loro denaro e molti giocatori 2 decidono di restituirne una parte in modo che lo scambio risulti vantaggioso per entrambi. Ma ciò che sorprende di più è che tale dinamica viene scoraggiata dall’introduzione della sanzione che invece era stata pensata proprio per far aumentare la fiducia tra le parti. Ancora più sorprendente, forse, è il fatto che i risultati migliori si ottengono quando il giocatore 1 sceglie di non utilizzare lo schema con la sanzione anche quando avrebbe potuto farlo.

Fehr e List commentano questo risultato affermando che «se gli agenti non sono minacciati dalla sanzione, il semplice fatto che il giocatore 1 avrebbe potuto utilizzare l’opzione della sanzione influisce positivamente sull’affidabilità del giocatore 2».

Il peso delle intenzioni

Ciò che emerge da questo risultato, quindi, è che per le persone reali ciò che sarebbe potuto essere è rilevante quanto le scelte effettivamente fatte. Lo stesso investimento produce risposte differenti da parte del giocatore 2 a seconda del fatto che il giocatore 1 avrebbe potuto scegliere la sanzione oppure no. La possibilità di scegliere lo schema con la sanzione unitamente alla scelta di non avvalersene induce risposte più affidabili da parte dei giocatori 2 perché segnala loro un livello di fiducia più elevato. È come se il giocatore 1 dicesse al giocatore 2: «Potrei proteggermi usando la sanzione ma scelgo di non farlo perché mi fido di te».

La fiducia genera dunque affidabilità mentre la diffidenza genera opportunismo. I risultati dell’esperimento, dunque, mettono in luce come le intenzioni, oltre che le conseguenze delle azioni, siano fondamentali sia nel nostro processo decisionale che nel processo di valutazione delle scelte altrui. Le intenzioni possono essere associate ad un’azione attraverso un processo proiettivo che tiene conto di ciò che l’agente avrebbe potuto fare e non ha fatto. Il problema è che un simile processo non può essere descritto nel linguaggio formale della teoria economica standard per via della sua natura prettamente consequenzialista.

Alle urne! Oggi l'Italia vota per le Politiche

Ci siamo: oggi, dopo una campagna elettorale lampo, inusuale per i nostri standard, gli italiani potranno esercitare il loro diritto di voto, tra le 7 e le 23, per eleggere il nuovo Parlamento. Occhio...

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Ciò spiega la difficoltà di questo approccio a comprendere a fondo fenomeni sociali rilevanti, come per esempio quello delle relazioni fiduciarie. Tali limitazioni derivano dalla mancanza di una teoria che riesca a formalizzare il processo di ragionamento che ci consente, per citare l’economista Herbert Gintis, di «comprendere e condividere il contenuto delle altre menti» (The Bounds of Reason, Game Theory and the Unification of the Behavioral Sciences. Princeton University Press, 2009).

Il contributo della psicologia

Abbiamo visto nel Mind the Economy della settimana scorsa come all’inizio degli anni ‘40 del secolo scorso John von Neumann e Oskar Morgenstern iniziarono a sviluppare la teoria dei giochi proprio per cercare di superare i limiti che la teoria economica neoclassica incontrava nel descrivere e spiegare i fenomeni caratterizzati da interdipendenza strategica. Tuttavia, come anche questi risultati sperimentali mostrano, la teoria dei giochi classica, dopo decenni di sviluppi e innovazioni non è ancora in grado di dare una descrizione e una spiegazione soddisfacente di questo genere di fenomeni. Un promettente passo in avanti sembra però arrivare dalla cosiddetta psychological game theory (teoria dei giochi psicologici) sviluppata in questi ultimi anni da un gruppo di brillanti teorici e sperimentalisti desiderosi di comprendere più a fondo la logica sottostante l’intenzionalità, le emozioni sociali e altre forme di comunicazione intersoggettiva. Questo viene fatto, da una parte, superando l’impostazione consequenzialista e dall’altra, facendo in modo che il valore di certe azioni sia legato esplicitamente alle intenzioni, alle credenze e alle emozioni dei giocatori.

La teoria dei giochi psicologici differisce rispetto alla teoria classica, principalmente perché è in grado di considerare l’interazione tra soggetti ad un livello più profondo. Nel processo decisionale, infatti, non si prendono in considerazione solamente le azioni da compiere e le credenze circa le azioni che compiranno gli altri, come nella teoria dei giochi classica, ma anche le credenze di ordine superiore al primo, vale a dire ciò che ogni giocatore crede che gli altri si aspettino da lui, ciò che questi credono che egli creda che i primi si aspettino da lui, e così via.

Questo espediente epistemico consente di descrivere e formalizzare tutte quelle ragioni per l’azione che sono prettamente emotive e relazionali. Una ben definita classe di emozioni, infatti, ha radice relazionale: sono quelle emozioni che dipendono dalle attese degli altri circa il nostro comportamento e dalle credenze individuali rispetto a tali aspettative. La gioia per essere riusciti a sorprendere piacevolmente un amico deriva dal fatto che l’amico si aspettava un comportamento differente rispetto a quello che abbiamo posto in essere. Allo stesso modo, ci sentiamo in colpa quando sappiamo che qualcun altro contava su di noi, e noi coscientemente abbiamo deluso tali aspettative.

Emozioni come l’orgoglio, il risentimento, la colpa e la gratitudine, hanno tutte la stessa forza motivazionale e la stessa natura epistemica. Mentre la teoria dei giochi classica ma anche i modelli più sofisticati basati sull’altruismo o sull’equità si fondano su una visione ipersemplificata dell’intenzionalità, la teoria dei giochi psicologici e i modelli che sfruttano la sua struttura epistemica permettono di descrivere agenti che sono capaci di ascrivere intenzioni alle azioni osservate o immaginate degli altri giocatori, e di formalizzare questo genere di motivazioni relazionali. Grazie a questi nuovi strumenti analitici, la teoria dei giochi psicologici sembra in grado di affrontare e, in una certa misura, di risolvere alcuni dei problemi più impegnativi emersi nell’ambito della teoria dei giochi classica negli ultimi anni.

Vittorio Pelligra

25 settembre 2022

martedì 26 luglio 2022

C'era una volta… il grembiulino per la scuola! ...

 

IL GREMBIULE A SCUOLA: FAVOREVOLI O CONTRARI?

A fine Maggio, in un Istituto comprensivo di Roma, il preside ha emesso una circolare per richiamare l’attenzione sulla necessità di un abbigliamento decoroso, consono al luogo e all’attività svolta a scuola, sia per gli studenti che per tutto il personale. Non è la prima volta che, negli ultimi anni, e soprattutto con l’arrivo del caldo, vengano richiamati in special modo studenti e studentesse (ma in alcuni casi anche i genitori) a vestirsi in modo appropriato, nel momento in cui si oltrepassino i cancelli della scuola.

Il tema dell’abbigliamento a scuola, di come ci si debba vestire all’interno degli Istituti scolastici non è recente. E se oggi esso ruota sul buon costume di andare vestiti e non spogliati, anche se si comprende come il caldo possa farci lasciare qualche centimetro di tessuto a casa per evitare il collasso, ieri si parlava del valore del grembiule.

Ci si è sempre un po' di divisi fra i sì ed i no della divisa o del grembiule ed ognuno, per giustificare il proprio pensiero, con voli pindarici, a volte anche arrampicandosi sugli specchi, argomentava il positivo dell’uno e dell’altro.

mercoledì 16 febbraio 2022

Vincenzo Caridi nuovo direttore generale dell' INPS



Con decreto dell'11 febbraio 2022, il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, su proposta del Consiglio di amministrazione dell'Inps, ha nominato Vincenzo Caridi nuovo direttore generale dell'Istituto.

domenica 2 gennaio 2022

Marco Pannella fu davvero speciale, anche quando faceva errori. I Graffi di Damato

 

 

Non so cosa abbia contribuito di più all’ inusuale celebrazione di Marco Pannella a 90 anni dalla nascita, e non 100, come di solito si fa, e si è fatto ultimamente prima per Giulio Andreotti e poi per Aldo Moro: di più, dicevo, fra il reale spessore dell’uomo, la nostalgia della sua leadership confrontata con quella degli attuali protagonisti della politica, di maggioranza o di opposizione, o la forza della lobby radicale, per quanto quel mondo avesse giù cominciato a dividersi con Marco vivo. Che un po’ divorava i suoi figli come Saturno vedendoli crescere.

Quando scrivo di “lobby” lo faccio — sia chiaro — in senso non negativo, come prevalentemente avviene, ma positivo, essendo stata ed essendo quella radicale una consorteria nobilissima, al servizio di grandi cause civili e di diritti troppo a lungo negati o compressi, al netto naturalmente di tutti gli errori che possono essere stati compiuti da quelle parti e di tutte le opinioni contrarie.

IL PIÙ CLAMOROSO ERRORE DI MARCO PANNELLA

Ecco, visto che se n’è parlato e scritto prevalentemente bene, come si fa generalmente per e con i morti, in questo caso a soli 4 anni dalla dipartita, a avrei ben poco da aggiungere, è proprio un errore, il più clamoroso, di Pannella che vorrei ricordare per sottolineare anche in questo la diversità del personaggio rispetto alle abitudini della politica. Lui era capace di riconoscere i suoi sbagli e di scusarsene, per giunta in pubblico prima ancora che in privato.

Contro Giovanni Leone, eletto al Quirinale alla fine del 1971 come soluzione di compromesso tra Amintore Fanfani e Aldo Moro, troppo forti nel proprio partito, la Dc, per scalare con successo il colle più alto di Roma, Pannella si impuntò molto curiosamente. Prima lo attaccò per  le abitudini scaramantiche, tutte della sua terra, che lo spingevano a proteggersi o a prevenire i guai facendo le corna con le dita, senza avere neppure l’astuzia di nasconderle, tanto l’uomo era spontaneo. Poi il leader radicale si unì, se non addirittura guidò una infame campagna diffamatoria: lui, poi, Marco che era un garantista dai capelli, sempre avuti in abbondanza, ai piedi. Quella volta, chissà perché, egli inciampò nella campagna mediatica avvolta nella carta di un libro di Camilla Cederna, poi condannata in tribunale: una campagna cominciata e cresciuta per le  denunce dei redditi di Leone, per le grazie che concedeva e per i rapporti amichevoli con un collega professore universitario sfortunatamente rappresentante in Italia dell’americana Lockheed, indulgente con la pratica delle tangenti per vendere i suoi aerei di trasporto militare nel mondo.

A quella campagna ad un certo punto decise di appendere gli interessi politici del suo partito Enrico Berlinguer, che dall’interno della maggioranza di solidarietà nazionale di cui faceva parte  reclamò e ottenne le dimissioni di Leone da capo dello Stato, peraltro a soli sei mesi di distanza dalla scadenza del suo mandato, e quindi con un effetto denigratorio raddoppiato. Il mio amico Marco, che pure non era uno sprovveduto, e non era neppure tenero con i comunisti, naturalmente ricambiato, una volta tanto non si insospettì. E gli capitò cosi di partecipare alla crocifissione politica di un presidente della Repubblica che nei 55 giorni della prigionia del povero Moro nelle mani dei sanguinari brigatisti rossi, aveva  avuto il torto — agli occhi dei comunisti — di non  condividere la cosiddetta linea della fermezza, sino a predisporre, peraltro inutilmente, la grazia ad una terrorista compresa nell’elenco dei detenuti che quei criminali volevano scambiare col loro ostaggio. Dopo una ventina d’anni, tardi ma in tempo perché Leone potesse consolarsene nel suo rifugio alle Rughe, Pannella si scusò con lui trascinandosi appresso una volta tanto anche i comunisti.

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