lunedì 30 marzo 2020

La forza dei nonni


Questo virus ci sta portando via tanti nonni e bisnonni, ci sta sottraendo una generazione. Di esempio, di amore, di storie, di vita.

Ricordo che i miei nonni mi davano forza anche solo a vederli, nelle normali attività di ogni giorno. Nonno Romano che andava in campagna, nonno Guido che faceva il pane e i dolci, nonna Clotilde che faceva la rasdora e governava una famiglia che pe numero era quasi una comunità, nonna Olga che stava dietro il banco della bottega alimentare. Quanto ho imparato da loro senza che salissero in cattedra!
La forza nei nonni si scopre anche solo a guardarli. La forza dei nonni è nello sguardo, nelle parole, nei piccoli gesti quotidiani. Questo virus ci sta portando via tanti nonni e bisnonni, ci sta sottraendo una generazione.  Di esempio, di amore, di storie, di vita.
Fisicamente fragili, umanamente fortissimi: ma il virus non guarda l’aspetto umano, il virus attacca il fisico in cui abita l’umanità della persona e lo trasforma, e la trasforma. Speriamo che con tutti i nostri buoni comportamenti, di tutti, il virus abbassi  i suoi attacchi fino a non essere più pericoloso. Ma intanto dobbiamo piangere nonni e nonne che magari combattevano da anni contro malattie anche gravi ma conosciute fino all’arrivo del subdolo invisibile nuovo nemico.
Se non riusciamo a stare vicino ai nostri nonni e alle nostre nonne fisicamente, dobbiamo riuscire ad essere loro vicini virtualmente, affettivamente, a distanza ma con trasporto. Basta una telefonata, basta un messaggio, basta anche una video chiamata:ho visto nonni e nonne ottantenni che si sono rapidamente convertiti alle video chiamate e alla condivisione di affetto a distanza. Viva i videononni. Rendiamo intelligenti, umani e affettuosi i mezzi di comunicazione.  Un telefono diventa più intelligente se serve a creare umanità.
Mi ha colpito moltissimo, a proposito di nonni e di mezzi di comunicazione, quello che ha raccontato un medico del reparto di emergenza di Senigallia.  Pur bardati da astronauti avvicinano un telefonino alla bocca del nonno e della nonna che stanno molto male e li fanno salutare dai figli, dai nipoti, dai parenti. E il medico ha descritto gli sguardi, gli occhi, le espressioni che si possono cogliere da sotto la mascherina, da sotto il facciale, quando sentono la voce dei cari al telefono, loro isolati e molto ammalati, in crisi di respiro. Da brivido. Da commozione profonda. 
I nonni e le nonne sono le nostre radici, coltiviamole e curiamole fin che possiamo. Ricordo che quando andavo a trovarli non perdevo occasione per fotografare o registrare qualcosa, un saluto, una frase, una espressione.
La nonna Clotilde in cortile a guardare le galline che rientravano nel pollaio, la nonna Olga alla finestra a guardare i passanti e a rammentare gli anni della pasticcera e del forno, il nonno Guido che tornava dal lavoro in bicicletta, il nonno Romano sul motorino con il tabarro e l’immancabile toscanello, ma ance sul trattore a trainare il carro per raccogliere le botole, com’erano pesanti quelle botole.
La forza dei nonni la senti nell’atmosfera, l’avverti nell’aria, la senti a pelle. Tanti ma tanti anni fa ero seduto sulla riva di un canale, ero poco più che bambino. Guardavo quei signori che curavano le rive, rafforzando argine e sponde. Faceva freddino, era novembre. Uno di quei giorni in cui la nebbia ti punge lo stomaco e scopri che anche le ombre possono farti compagnia.
Ero seduto in cima alla riva e si è avvicinato mio nonno. Mi ha detto ciao. E dal lato in cui si avvicinava ho avvertito un tepore, un calore non solo umano, difficilmente compatibile con la stagione. La forza dei nonni la senti anche così: sulla pelle, sulla guancia, con un sussulto dello stomaco. Verrà un giorno in cui i nonni torneranno forti anche di fisico. E sarà finalmente un bel giorno per il mondo.
  
Fabrizio Binacchi | 30 Marzo 2020
http://www.pensalibero.it/la-forza-dei-nonni/

venerdì 27 marzo 2020

Appello al Capo dello Stato

“Presidente intervenga, l’Italia è sull’orlo del baratro e lei è la nostra ultima speranza"

Adesso basta! Chi mi segue in questa newsletter sa che finora ho dominato il mio istinto di ribellione, sforzandomi di essere costruttivo e propositivo. E chi mi conosce personalmente sa con quanto scrupolo mi sia adeguato alle disposizioni – sia nella mia vita privata sia in quella professionale – pur non condividendole, almeno in parte, e soprattutto pur avendo orrore delle modalità con le quali sono state via via assunte e imposte al Paese. Ma c’è un limite al senso di responsabilità, e scatta quando il silenzio ti costringe a corresponsabilità che la tua coscienza e la tua intelligenza non ti consentono di condividere. Sia chiaro, non intendo invitare, né me stesso né gli altri, alla disobbedienza civile. Assolutamente. Ma prendermi la libertà di dire fino in fondo ciò che penso, questo sì, è un diritto – e un dovere – cui non intendo rinunciare. Fatta questa (necessaria) premessa, veniamo al dunque.
Mi rivolgo, con la deferenza dovuta e la stima personale che gli porto, al Capo dello Stato.
Caro Presidente Mattarella, la situazione è tragica. Lo è, ovviamente, per i morti che questa guerra batteriologica ha prodotto, per gli ammalati, per i loro cari. Lo è per chi lavora in condizioni estreme, di pericolo, di fatica, di frustrazione. Lo è per i tanti volontari. Ma lo è – non meno – per quello che ci si prospetta. Sul piano economico, per le imprese e per i lavoratori, dipendenti o autonomi che siano; sul piano della finanza pubblica e quindi della nostra permanenza nell’Europa dell’euro; sul piano della convivenza civile, che rischia di saltare se lo stato di costrizione si dovesse prolungare oltre il mese di aprile, e della tensione sociale, che esploderà non appena saranno evidenti le conseguenze economiche dell’emergenza che stiamo vivendo e del modo in cui è stata gestita (si fa per dire). E, attenzione, perfino sul piano della tenuta della democrazia.
È inutile discutere adesso di quando (ben prima) e di come (usando la razionalità, non l’emotività) andava affrontato il manifestarsi della vicenda e le dinamiche che l’hanno fatta diventare una emergenza. A mio giudizio è del tutto mancata sia la capacità di analisi della situazione, sia il metodo con cui affrontarla. Ma lasciamo stare. Quel che importa, ora, è stabilire quale sia la strategia da usare da adesso in avanti, sul piano sanitario e su quello economico, due piani che fin qui si sono voluti considerare separati quando non contrapposti, e che invece sono e non possono che essere due facce della stessa medaglia (la sopravvivenza). Ma non possiamo fare una scelta consapevole se prima non stabiliamo con chiarezza a quale delle tre grandi scuole di pensiero che si confrontano nel mondo su come fronteggiare il Covid-19 abbiamo aderito, e perché: chiusura totale fino all’eliminazione del contagio; quarantena assoluta solo per circoscritte aree geografiche maggiormente esposte e per gli anziani (che sono enormemente più esposti degli under 70 o 60), e conseguimento di quella che si definisce con un’orrenda espressione “immunità di gregge”; mappatura su vasta scala della popolazione e controllo costante dei contagiati attraverso sistemi di geolocalizzazione. Tutte hanno ovviamente pro e contro, ma sono accomunate da una cosa: ne va scelta una con consapevolezza e convinzione, senza incertezze né tentennamenti, avendo cura di non bypassare i processi decisionali democratici (ancorché accelerati) e soprattutto di rendere edotti i cittadini, spiegando loro il perché delle scelte fatte, indicando quali sono gli obiettivi ma senza trascurare di esplicitare i rischi che si corrono (non quelli del contagio, ma delle conseguenze della strategia adottata).
Invece, il Parlamento – che già stava facendo ogni sforzo per dimostrare la sua inettitudine – è praticamente inesistente, il Governo nella sua collegialità è apparso una pura formalità, i partiti e i leader politici sono scomparsi (inutile dire meno male, perché invece sarebbe importante che ci mettessero la faccia). Tutto è parso ricondursi e riassumersi nella figura del presidente del Consiglio – e già questa è una forzatura – che per di più è parso debole, frastornato, in balia di presidenti di Regione e sindaci. Un premier (costituzionalmente parlando non lo è, ma ha fatto finta di esserlo) che è stato al contempo causa ed effetto dell’autoconvincimento collettivo secondo cui “fermare tutto” sarebbe stato l’unica soluzione. Senza peraltro sapere come, vista la devastante quantità di provvedimenti presi in 50 giorni: una decina tra decreti del governo e Dpcm, decine di ordinanze e circolari del ministero della Salute, più qualcuna di Tesoro, Giustizia, Interni, Difesa e PA, circa un centinaio di ordinanze regionali e provinciali, più quelle non calcolabili comunali e le infinite circolari esplicative (?) di tutti gli enti pubblici. E, soprattutto, senza sapere per quanto tempo, visto che le scadenze indicate erano fin da subito definite indicative e che negli ultimi decreti neppure erano indicate. Per non parlare del modo con cui tutto questo è stato comunicato ai cittadini. Per tutti valga l’ultima esternazione televisiva – ma fatta via Facebook, cioè da un canale americano – di Conte, a tarda sera di sabato (dopo molto rinvii) per dire di un provvedimento previsto per il lunedì di cui (come al solito) non esisteva il testo formale. Doveva essere un churchilliano “discorso alla nazione”, e invece è venuto fuori un compitino zeppo di retorica letto senza alcun carisma – ma benedetto iddio, come si fa a leggere una cosa che dovrebbe venirti da dentro, se vuoi che i tuoi concittadini capiscano e ti seguano?! – che ha ulteriormente incrementato angosce, paure e incertezze di cui già tutti gli italiani sono preda. Niente, se non il moralismo con cui si cerca di colpevolizzare i comportamenti individuali (lo so, le persone vanno indotte ad essere virtuose, ma non si ottiene certo questo risultato auspicando e stigmatizzando, ma essendo chiari e netti).
Il Paese ha bisogno di sapere dove stiamo andando e soprattutto di capire quali sono e saranno le conseguenze delle scelte fatte. Deduciamo dalla progressiva “chiusura totale” cui l’Italia è stata sottoposta che abbiamo imboccato la prima delle tre strade di cui parlavo prima, ma: a) non è stato detto con chiarezza, tanto che spesso saltano fuori scelte alternative (il Veneto, per esempio, ha adottato in parte anche l’opzione tre, quella che si suole ricondurre alla Corea del Sud, ma senza quella efficacia e ponendo un problema, è cioè che in una situazione del genere possa esserci un far west regionale di indirizzi diversi); b) si sono sottaciute le conseguenze di questa opzione; c) non si è avuto il coraggio di prospettare i tempi della “reclusione forzata”, sapendo che molti modelli matematici che analizzano le curve di espansione del virus indicano la possibilità di iniziare un peraltro lento e graduale ritorno alla normalità a maggio se non giugno. Mi domando se qualcuno dalle parti di palazzo Chigi abbia minimamente fatto una valutazione di quel che potrebbe succedere se gli italiani fossero messi nella condizione (costrizione) di rimanere chiusi in casa per ancora 6-10 settimane. La rivolta nelle carceri non è bastata come campanello d’allarme? L’Italia non è uno Stato di polizia, né ci tiene ad esserlo. Certo, vuole essere guidata da persone risolute (appunto!), ma che sappiano trarre la loro forza dal fatto di essere politicamente competenti e comunicativamente convincenti, non dal fatto di esautorare il Parlamento e giocare a fare il Putin della situazione.
Di sicuro costoro nelle cui mani sono le nostre sorti non hanno idea di come funzioni la nostra economia, da cosa sia composto il nostro pil e come sia facile, se si commettono errori, produrre qualche punto percentuale di decrescita (magari il noto comico capopopolo, oggi silente, sarà contento), perdere capacità produttiva (nella crisi del 2008 e seguenti ne abbiamo persa un quarto del totale e l’abbiamo recuperata solo marginalmente), mangiarsi quote di mercato nella competizione globale e raddoppiare il già alto numero di disoccupati. Se lo sapessero non avrebbero detto proclamato ogni minuto che la salute viene prima dell’economia, non perché debba essere il contrario, ma perché non c’è l’una senza l’altra. Dunque, cosa faranno quando si passerà dal dolore per i morti e alla paura del contagio all’angoscia per le imprese che chiudono, le partite Iva che restano senza alcuna rete di protezione, i lavoratori dipendenti che diventano disoccupati e quelli che già lo sono che perdono ogni speranza di trovare un lavoro? Come si comporteranno i tanti italiani (la maggioranza) che formano quella che Luca Ricolfi ha chiamato la “società signorile di massa” quando si accorgeranno che di signorile gli sono rimasti solo i risparmi, che però dovranno mangiarsi per mangiare?
Non basta dire sussidieremo. Primo perché non è solo quello il problema, come dimostrano le ultime crisi. E secondo perché siamo arrivati a questo maledetto appuntamento con la storia letteralmente in mutande, con la recessione già alle porte prima del virus e con il debito pubblico (2.443 miliardi) attestato sul 134% del pil. Una condizione che non ci consente di utilizzare più di tanto la sospensione, peraltro temporanea, del Patto di stabilità Ue. Supponendo di spendere a debito circa il 10% del pil (170 miliardi) come faranno tutti i paesi europei (come minimo), ecco che nel 2020 il rapporto debito-pil schizzerebbe tra il 150% e il 170%, a seconda che la recessione ci faccia perdere 5 o 8 punti percentuali di ricchezza prodotta (questo è ormai il range delle stime in corso). Questo non farebbe più scattare le sanzioni europee, ma di certo non bloccherebbe quelle dei mercati finanziari, che spingerebbero all’insù lo spread – solo limitatamente calmierato dalla Bce, che pur avendo stanziato nuovo QE non può sottoscrivere nuove emissioni perché opera solo sul mercato secondario – fino a mettere in forse la sostenibilità del nostro debito, anche a causa dell’inevitabile downgrade delle società di rating che ridurrebbe i Btp a titoli “spazzatura”. Cosa che porterebbe al fallimento delle banche e l’Italia dritta dritta fuori dall’euro.
Finora i ragionamenti che si fanno nel Governo sono fondati su due speranze, oltre a quella derivante dall’appello al solito stellone: sperare che l’Europa si decida a fare debito federale, emettendo eurobond; sperare che si possa ricorrere ai prestiti del Mes. Nel primo caso sarebbe davvero l’esaudirsi di un desiderio serio, anche perché oltre a fare debito comune quelle risorse dovrebbero essere spese da un soggetto europeo e affidate ai singoli stati, cosa che aumenta la probabilità che la quota parte per l’Italia sia spesa meglio che se messa in mani italiche. Ma quante sono le possibilità che accada? Per ora poche, e l’okay di Berlino alla sospensione dei vincoli europei, vissuto dai tedeschi come il male minore rispetto agli eurobond, non fa ben sperare. E comunque senza la nomina di un super commissario (io ho proposto Mario Draghi) con l’attuale architettura istituzionale di Bruxelles non si andrebbe da nessuna parte. Nel caso del Mes, la cifra massima del prestito ammonterebbe a 65 miliardi, troppo poco, e comunque senza l’improbabile sì di tedeschi e olandesi non si potrebbe fare nulla.
Tra l’altro, le contromisure economiche – quelle vere, non i pannicelli tiepidi del decreto di qualche giorno fa – vanno decise prima che la diga crolli, se si vuole evitare che faccia la fine di quella del Vajont. Quindi subito. Sì, è vero, c’è la possibilità, come dice qualcuno, che passato questo tsunami si creino le condizioni per un nuovo boom, tipo quello che negli anni Cinquanta ha accompagnato la ricostruzione post-bellica. Ma dobbiamo sperare di arrivarci vivi – fisicamente ed economicamente – a quel momento. E con una classe politica come questa, è inutile girarci intorno, non c’è speranza che tenga.
Signor Presidente della Repubblica, è venuto il momento che il Quirinale prenda in mano la situazione. Senza indugio. Sì, lo so, ci sono i vincoli della Costituzione, cui lei è giustamente ligio. Ma la condizione di guerra in cui siamo – o ci siamo messi – richiede atti eccezionali. Lei è l’ultima, e unica, speranza. 
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mercoledì 25 marzo 2020

Emergenza Coronavirus 65 - Negozi a casa tua: Iniziativa di Regione Lombardia in collaborazione con Anci 24 Marzo 2020



Milano, 24 marzo 2020
Prot.n. 968/2020
Circolare n. 175/2020
Ai Sindaci
Segretari Comunali
Comuni della Lombardia
Organi Anci Lombardia
LORO SEDI
Oggetto: Emergenza Coronavirus 65 - Negozi a casa tua: Iniziativa di Regione Lombardia in collaborazione con Anci 
 Gentilissimi,
Regione Lombardia, in collaborazione con ANCI e con le associazioni di categoria aderenti, promuove l’iniziativa “Negozi a casa tua”.
L’iniziativa prevede che ogni Comune pubblichi sul proprio sito web l’immagine dell’iniziativa e l’elenco dei negozi che fanno consegne a domicilio e che in questi giorni, per facilitare la vita dei cittadini, possono offrire un servizio in più a chi non può uscire di casa.
 I Comuni che hanno già provveduto possono comunque aderire all’iniziativa utilizzando il claim “Negozi a casa tua” e l’immagine della campagna.
 La spesa a domicilio comprende i generi previsti dalla normativa vigente, gli operatori si impegnano a rispettare la correttezza delle transazioni con i clienti, per le quali restano gli unici responsabili.
Ovviamente, anche nel caso di consegne a domicilio continuano a valere le regole di igiene e prevenzione sanitaria: mantenere almeno un metro di distanza, privilegiare se possibile i pagamenti on line e con la prescrizione specifica per chi organizza l'attività di consegna a domicilio di evitare che il momento della consegna preveda contatti personali.
In allegato trovate:
un testo di presentazione dell’iniziativa da pubblicare sul vostro sito 
la grafica che potete utilizzare sui canali di comunicazione (cartella zip) 
un format su cui aggiornare costantemente l’elenco dei commercianti che aderiscono all’iniziativa, con le informazioni su come accedere al servizio. 
Dgr di Regione Lombardia di approvazione iniziativa
 Ciascun Comune darà evidenza e visibilità sui propri canali di comunicazione delle collaborazioni attivate a livello locale con le associazioni di rappresentanza degli operatori economici.
Vi preghiamo di segnalare la vostra adesione alla casella di posta elettronica negoziacasatua@regione.lombardia.it  
Cordiali saluti,
Rinaldo Mario Redaelli
Segretario Generale Anci Lombardia

venerdì 20 marzo 2020

Ti svegli di notte sempre alla stessa ora? Non è un caso



Capita anche a voi di svegliarvi di notte sempre alla stessa ora? Ecco il segnale che il nostro corpo ci sta mandando
Secondo i precetti della Medicina Tradizionale Cinese, ogni organo del nostro organismo è collegato a una delle 24 ore presenti nella giornata, distinte in meridiani: ad essi è anche collegata una emozione in particolare. Se vi capita di svegliarvi di notte sempre nella stessa fascia oraria, potrebbe significare – per chi crede nella MTC – che il malfunzionamento di un organo o uno stato d’animo specifico stia agendo per mandarci dei segnali e migliorare la situazione psico-fisica.
Per esempio, se vi coricate presto e vi ritrovate con gli occhi aperti tra le 21 e le 23, è l’apparato digerente ad essere appesantito, oppure è colpa dello stress e della sovreccitazione (Fate fatica a dormire? Non contate le pecore, ma provate questo metodo!).
Tra le 23 e l’una di notte, invece, è il periodo collegato alla cistifellea e alla rabbia: si consiglia dunque di consumare meno grassi ed evitare di coricarvi portando rancore: se avete litigato col partner prima di andare a letto, è meglio chiarirvi, altrimenti rischiate di svegliarvi in piena notte e far fatica a ritrovare la serenità (addormentatevi subito con questi 3 drink soporiferi).
Tra l’una e le 03.00, è il fegato a dettar legge e se facciamo uso di alcool o fumo, ci dichiarerà guerra a colpi di insonnia: cerchiamo allora di coricarci solo dopo aver bevuto un bicchiere di acqua e limone che aiuterà il fegato a depurarsi più facilmente. Anche in questo caso l’emozione associata è la rabbia, dunque valgono i consigli illustrati poco fa.
Se vi capita di svegliarvi tra le 03.00 e le 05.00, allora il problema potrebbe risiedere nei vostri polmoni ed essere legato a difficoltà respiratorie: meglio arieggiare la camera prima di andare a dormire o usare cuscini specifici per favorire il buon riposo (esiste anche un cuscino intelligente che cancella i rumori del russare). Ma può anche significare che siete tristi, per cui fareste bene a non coricarvi senza aver fatto qualcosa di bello per voi stessi che vi faccia ritrovare il sorriso.
Infine chi perde il sonno poco prima di svegliarsi definitivamente, cioè tra le 05.00 e le 07.00 secondo la Medicina Tradizionale Cinese ha problemi all’intestino crasso che inizia a prepararsi per le fasi di escrezione e purificazione; parlando di emozioni, l’intestino crasso è collegato al dolore, quindi si consiglia una bella colazione per allontanare i pensieri negativi e partire col piede giusto (meglio utilizzare questo ingrediente per accelerare anche il metabolismo).

sabato 14 marzo 2020

“Sì ma dai è anziano”



Siamo tutti un po’ più fragili oggi, non solo i nonni e le nonne di 80 anni, anche i giovani di venti e gli adulti di 40 possono e debbono sentire sulle spalle una fragilità che deve fare da molla per arrivare a nuove forme di solidità, di sicurezza, di forza.
FABRIZIO BINACCHI | 8 MARZO 2020
Questa buriana sanitaria e sociale, che speriamo finisca il prima possibile, ha messo in luce alcuni comportamenti singolari tipo le resse ai supermercati e la caccia a gel-mascherine e ha indotto molti ad usare espressioni verbali perlomeno sbrigative, in qualche caso auto confortanti o assolutorie e comunque sgradevoli,  che si possono riassumere nella frase simbolo “Sì, ma dai, era anziano”. Ovviamente censurabile.   
E in molti casi si aggiungeva l’espressione “con  patologie pregresse” o in altri casi “con una situazione di salute compromessa”.  C’è di che riflettere. Bisogna ragionare.
C’è un linguaggio tecnico scientifico per cui i sanitari e i virologi possono ricorrere comprensibilmente ad espressioni appunto tecniche sulle patologie e sull’età  biologica e poi c’è un linguaggio corrente, quello della gente che si parla per scambiarsi informazioni ed emozioni che giustamente,  con una riflessione un po’ più approfondita, rigetta certi stereotipi, certi luoghi comuni, sociali ed umani. 
Un anziano o una anziana morti con il coronavirus  (e non per il virus) sono il nonno e la nonna, il papà e la mamma, lo zio e la zia di persone e rimangono loro stessi sempre persone, anche nell’emergenza sanitaria.  Non un codice, non un protocollo, non un numero.  
“Mio papà era mio papà”. Così ha ricordato, in una toccante e commovente intervista, la figlia della prima vittima del padovano ormai due settimane fa e sembra quasi un anno. “Mio papà era una persona meravigliosa e non solo un numero, non può essere ricordato come un numero. Mio papà sorrideva, giocava a carte, andava al bar e faceva tutto quello che fanno i nonni di quell’età.
Guardano crescere i figli, commentano il cantiere di lavoro in fondo alla piazza, aiutano gli amici e i bisognosi, poi un bel o meglio un brutto giorno arriva un virus, chissà da dove, che prende di mira quei polmoni e magari aggrava una condizione di salute non ottimale, già minata.  
E così molti di noi, per un po’ di giorni, pur con il nobile scopo di rassicurare, abbiamo fatto ricorso alla espressione “si ma  era anziano” per giustificare una morte nel tempo del coronavirus. Scoperto che non era bello e non era rispettoso per i nonni e nemmeno per i nipoti si è preferito ricorrere alla più innocua e asettica, almeno anagraficamente, espressione di “fragile”. 
C’è da apprezzare lo sforzo. Sociologi e antropologi, analisti economici e anche bravi colleghi di conosciuta firma hanno scritto pezzi e racconti sulla fragilità e sul rispetto della fragilità.  Gli anziani nelle case di riposo, i nonni che vanno al cup con la mascherina, le nonne che si proteggono con la sciarpa mentre entrani in una bottega sono sicuramente espressione di una fragilità manifesta. 
Ma è anche vero che è difficile trovare immagini di solidità in giro in questo momento. La nostra stessa vita sociale quella così bella e così colorata degli aperitivi e delle cene, degli stadi piani e delle manifestazioni di piazza, quella dei congressi e delle feste è stata ed è tuttora messa alla giusta prova del contenimento necessario, del distanziamento obbligatorio di almeno un metro, della sospensione di attività che contemplavano aggregazioni di tante persone.
Per questo siamo tutti un po’ più fragili oggi, non solo i nonni e le nonne di 80 anni, anche i giovani di venti e gli adulti di 40 possono e debbono sentire sulle spalle una fragilità che deve fare da molla per arrivare a nuove forme di solidità, di sicurezza, di forza.
Ogni crisi, anche quella sanitaria più dura, contiene in sé un duplice significato: quello indubbio e della difficoltà e del dolore, della paura e della prova ma anche quello della opportunità. Opportunità per cambiare qualcosa, per rilanciare un aspetto di vita che si pensava inesistente o non importante, opportunità per stabilire nuovi comportamenti, nuovi atteggiamenti, nuovi orizzonti.
Nel concreto si pensi agli aspetti del telelavoro e degli spostamenti nel traffico più o meno costretti: per anni contemplavamo l’arrivo dell’epoca in cui si spostassero le idee e non le persone e nella sua drammaticità questa emergenza ce lo sta imponendo. Con le tecnologie più adeguate, al momento.  La grande forza spesso nasce dalla fragilità. Grazie ai nonni e alle nonne. Che forse, nella loro fragilità, sono più forti degli altri.
Fabrizio Binacchi 

martedì 10 marzo 2020

Certificazione Unica: modalità di rilascio alternative agli sportelli


INPS, per evitare il più possibile la concentrazione di persone agli sportelli delle sedi, mette a disposizione di tutti gli utenti diverse modalità alternative per acquisire la Certificazione Unica 2020:
  • il servizio online dedicato, accedendo con le proprie credenziali (CIE, SPID, PIN o CNS);
  • l’app INPS Mobile da smartphone o tablet, disponibile per dispositivi Android e Apple iOS, accedendo con il proprio PIN o SPID;
  • il numero verde 800 434 320, sia da rete fissa che mobile, servizio con risponditore automatico, per richiedere la Certificazione Unica che sarà inviata al domicilio di residenza;
  • il Contact center INPS al numero verde 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da rete mobile (con costi varabili in base al piano tariffario applicato dal gestore telefonico del chiamante), servizio con operatore, per richiedere la Certificazione Unica che sarà inviata al domicilio di residenza.
Gli utenti già registrati per l’utilizzo dei servizi online dell’INPS potranno ricevere ai contatti associati al proprio profilo utente (email, SMS, PEC) le informazioni sulla disponibilità della Certificazione Unica.
Si ricorda che non è necessario disporre della Certificazione Unica nei seguenti casi:
  • per la presentazione del 730 precompilato, in quanto i dati della CU INPS sono già precaricati nel sistema dell’Agenzia delle Entrate;
  • per la presentazione del 730 tramite un CAF o un professionista abilitato, poiché, tramite apposita delega da parte dell’interessato, possono prelevare la CU direttamente dal sito dell’INPS
Per le principali esigenze, come ad esempio quelle relative ai pagamenti e lo stato di una domanda già presentata all’INPS, si ricorda che sono disponibili i numerosi servizi online del portale istituzionale e quelli all’interno dell’app INPS Mobile, per smartphone e tablet Android e Apple iOS.
Il Contact center INPS è sempre a disposizione per fornire supporto e assistenza agli utenti al numero verde 803 164, gratuito da rete fissa, o 06 164 164 da rete mobile, con costi varabili in base al piano tariffario applicato dal proprio gestore telefonico, con servizio operatori attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20 e il sabato dalle 8 alle 14.
PUBBLICATO IL 10 marzo 2020

Servizi postali sospesi: corrispondenza INPS online


Consegne postali a singhiozzo nelle zone a rischio Coronavirus: gli iscritti alle gestioni private INPS possono consultare la corrispondenza nella Cassetta postale online.
Poste Italiane ha sospeso i servizi di recapito postale a domicilio nei Comuni che si trovano nella zona rossa definita come immediata “cintura sanitaria” prima delle ultime disposizioni del Governo, che a partire dall’8 marzo 2020 ha stabilito precise restrizioni in tutta la Lombardia e nelle 14 province localizzate in Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte  (ribattezzata zona arancione) per arginare il rischio di contagio del Coronavirus.
È l’INPS a informare gli utenti riguardo questa disposizione, sottolineando come nei territori coinvolti potrebbero verificarsi ritardi o mancate consegne delle comunicazioni postali inviate dall’Istituto di previdenza.
L’INPS ricorda che sul sito ufficiale e sull’app INPS Mobile è disponibile il servizio di Cassetta postale online, che rende possibile la consultazione di tutta la corrispondenza inviata dall’Istituto tra cui esiti di istanze e provvedimenti, verbali di visite sanitarie e certificati medici, avvisi di addebito, certificazioni reddituali. Il servizio è accessibile da parte degli iscritti alle gestioni private dell’INPS muniti di credenziali PIN, SPID, CIE o CNS.
Attraverso la Cassetta postale online è possibile sia visualizzare sia scaricare le lettere inviate dall’INPS con service di stampa dal 2006 in formato pdf, così come le raccomandate A/R con i relativi ritorni in formato Tif

lunedì 9 marzo 2020

Il fango è tracimato , ora siamo nella merda



E' dovuto intervenire Mattarella per tentare di rassicurare la Nazione. Il resto del mondo ci individua come gli appestati da tenere lontani. Anche se tutto è partito in Germania da un cittadino tedesco.
ROBERTO CAPUTO | 8 MARZO 2020
Non basta più l’ eroico lavoro di medici ed infermieri, l’ assunzione di nuovo personale ospedaliero,  il richiamo al lavoro di centinaia di pensionati, la chiusura degli ambulatori pubblici, il blocco di tutti gli interventi non urgenti per creare nuove camere di terapia intensiva, la creazione di altre zone rosse. Non basta tutto questo per fermare o rallentare l’ epidemia.  Il corona virus viaggia e corre infaticabile, colpisce tutti: questori, prefetti, assessori, segretari di partito, poliziotti e ovviamente medici e infermieri. E’ dovuto intervenire Mattarella per tentare di rassicurare la Nazione. Il resto del mondo ci individua come gli appestati da tenere lontani. Anche se tutto è partito in Germania da un cittadino tedesco. L’ economia è pesantemente sotto stress. La recessione è alle porte. Al nord, decine di piccole imprese hanno chiuso e non si sa se riapriranno. Le scuole sono chiuse ed il sistema regge basandosi sulla volontà di resistenza dei nonni. Evidentemente la crisi colpirà tutta l ‘ Europa, ma le banche francesi e tedesche si stanno attrezzando acquistando i loro bond; i nostri bond, ahimè, non li vuole nessuno. Il governo centrale è un governicchio debole e con un personale politico impreparato. Come direbbero i francesi, si siamo nella merda. Attacchiamoci alla nostra storica stella. Nei momenti più drammatici gli italiani sanno rialzarsi. Ma non è più tempo di pizza e mandolino, serve una cura da cavallo. Con tanto coraggio e tanto sacrificio da parte di tutti Sperando che quel che rimane della classe politica si dimostri all’ altezza, pena essere spazzata via.
Roberto Caputo

mercoledì 4 marzo 2020

Modello 730/2020 con sostituto d’imposta INPS: il manuale d’uso



Ogni anno, per l’effettuazione dei conguagli che derivano dalla liquidazione della dichiarazione dei redditi, circa 7,5 milioni di contribuenti indicano nel proprio modello 730 come sostituto d’imposta l’INPS, in quanto percettori di prestazioni previdenziali ed assistenziali.
La quasi totalità dei conguagli ricevuti dall’Istituto è elaborata con prontezza e puntualità, ma per alcuni contribuenti, beneficiari di prestazioni con particolari caratteristiche, esiste la possibilità di ritardi o di mancata effettuazione dei rimborsi spettanti o della trattenuta per i debiti d’imposta.
Nell’ottica di una efficace collaborazione tra Agenzia delle Entrate, Consulta Nazionale dei CAF e INPS, tesa ad evitare disagi ai contribuenti e rendere più efficienti le operazioni di presentazione della dichiarazione dei redditi, è ora disponibile il manuale d’uso per soggetti abilitati all’assistenza fiscale (pdf  2,08MB) CAF e Professionisti.

Certificazione Unica 2020: il servizio è online



La Certificazione Unica CU2020, relativa ai redditi percepiti nel 2019, è 
disponibile per chi ha INPS come sostituto di imposta.
Per ottenere il modello  CU, necessario per la presentazione della dichiarazione dei redditi, occorre accedere con le proprie credenziali (CIE, SPID o codice fiscale e PIN o CNS) al servizio online dedicato.
Il servizio consente di visualizzare, scaricare e stampare il modello della  CU 2020. I pensionati possono utilizzare anche il servizio Cedolino della pensione. Le certificazioni relative agli anni precedenti possono essere consultate e scaricate, invece, tramite il servizio Fascicolo previdenziale del cittadino.
In alternativa, la Certificazione Unica si può ottenere tramite:
·   Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile. La certificazione sarà spedita al domicilio del richiedente;
·   strutture territoriali dell’INPS direttamente allo sportello o tramite le postazioni self-service;
·   enti di patronato e intermediari dell’Istituto attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi;
·   posta elettronica certificata (PEC) con la richiesta che va trasmessa all’indirizzo richiestacertificazioneunica@postacert.inps.gov.it completa di copia del documento di identità del richiedente. La Certificazione Unica sarà inviata alla casella PEC utilizzata per la richiesta;
·   comuni e altre pubbliche amministrazioni che hanno sottoscritto un protocollo con l’INPS per l’attivazione di un punto cliente di servizio.
Per i cittadini di oltre 80 anni titolari di indennità di accompagnamento, speciale o di comunicazione, è stato attivato il servizio Sportello Mobile che prevede l’invio di un’apposita comunicazione, con i recapiti telefonici di un operatore della sede territorialmente competente, per richiedere la spedizione della Certificazione Unica al proprio domicilio.
pensionati residenti all’estero possono richiedere la certificazione, fornendo i propri dati anagrafici e il codice fiscale, telefonando allo (+39) 06 59058000 o allo (+39) 06 59053132, dalle 8 alle 19 (ora italiana).
La Certificazione Unica può essere richiesta anche da persona delegata o dagli eredi del titolare deceduto. Nel primo caso, oltre alla delega che autorizza l’INPS al rilascio della certificazione, sono necessarie le copie dei documenti di riconoscimento dell’interessato e del delegato. L’erede deve, invece, presentare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà e copia del proprio documento di riconoscimento.
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martedì 3 marzo 2020

Sala: "Coronavirus ci ha colti impreparati"

"Dobbiamo ricordarci sempre che quando si rischia una sostanziale caduta del tono economico della nostra città a pagare le conseguenze di queste crisi sono le fasce più deboli della nostra società. Non è un problema di Pil italiano ma di conto corrente di tanti singoli cittadini". Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, intervenendo in Consiglio comunale sull’emergenza coronavirus. "A noi - ha continuato - spetta il compito di pensare ad azioni per prendere la via del rilancio. Servirà un’azione corale di tutte le forze politiche perché il governo e anche l’Europa investano da noi, sulle nostre imprese e sulla ripresa". Inoltre per Sala "bisognerà dare attuazione a un poderoso piano di comunicazione indirizzato soprattutto all’estero per promuovere le nostre capacità e le nostre qualità".
"Questa crisi - ha detto ancora - dovrà necessariamente costituire un’occasione per ripensare il funzionamento della città, i tempi e le modalità". "Per anni - ha spiegato Sala - abbiamo parlato di smart working, ma ne abbiamo parlato solo, è stato tema di tanti articoli o convegni. Ora si fa. Il Comune di Milano ha autorizzato 500 dipendenti a lavorare da remoto. E verificheremo i risultati di questa decisione".
Per il sindaco di Milano "bisogna poi stimolare esempi virtuosi. Di nuovo, per fare un piccolo esempio, stamane ho parlato al telefono con i responsabili di due primari gruppi dei settori della grande distribuzione e delle farmacie", Coop e Lloyds, "che mi hanno confermato che stanno comunicando ai loro clienti milanesi che per tutto marzo faranno consegne a domicilio gratuite agli over 65".
Per Sala la diffusione del coronavirus "sta rappresentando non solo un pericolo per la salute, ma sta colpendo anche in modo inaspettato e imprevedibile le coscienze e le sensibilità di tutti. L’inaspettata fragilità della nostra stessa esistenza si traduce in una emotività comportamentale che, se non contenuta, ha già determinato e può ancor di più generare comportamenti collettivi francamente preoccupanti. Dalle corse illogiche all’acquisto di derrate alimentari nei supermercati, al considerare un untore chi risulta positivo al tampone".
Sala ha sottolineato che "anche scienziati e medici, fari molto spesso indiscutibili di vicende di questo genere, sembrano esprimere pareri non allineati, il che aumenta inevitabilmente il disagio e il disorientamento dei più". L’emergenza "ha colto impreparato il nostro mondo che da decenni conduce la sua vita pubblica e privata convinto di essere al riparo da contagi di questa portata".

"La responsabilità e il bastone di comando di questa crisi - ha aggiunto - devono stare saldamente nelle mani del governo e della Regione Lombardia e tutte le altre istituzioni, a cominciare dal Comune di Milano, devono collaborare a rendere questo compito il più efficace possibile". Le regole stabilite a livello governativo e regionale "non si discutono, si applicano. Sono il governo e la Regione Lombardia a stabilire, giorno per giorno, ora per ora, le regole sanitarie per arginare e per superare la diffusione del coronavirus".
Sala ha spiegato che "compito del Comune di Milano è eseguire quanto deciso cercando di dare l’esempio di quella collaborazione tra istituzioni che oggi è il prerequisito fondamentale richiesto dai cittadini di fronte a una crisi di questo genere".
La "botta economica" del coronavirus impatterà "in maniera significativa anche sul bilancio del Comune di Milano. Noi abbiamo fra dividendi ordinari e straordinari di Sea più di 100 milioni. Ho cominciato a chiedere a Sea di fare delle valutazioni" sul possibile impatto, ha continuato Sala che ha fatto gli esempi di Atm e della tassa di soggiorno e di Cosap. "L''azienda' Comune di Milano si dovrà confrontare con un livello di entrate significativamente più basso", ha spiegato.

lunedì 2 marzo 2020

Dichiarazione Redditi e Precompilata: slittano le scadenze



Presentazione del modello 730 entro settembre, per imprese e sostituti d'imposta Certificazione Unica al Fisco entro marzo, Dichiarazione Redditi Precompilata online dal 5 maggio: calendario fiscale riscritto dall'emergena Coronavirus.
Fra le prime misure messe a punto dal Governo per sostenere l’economia in questa fase di emergenza coronavirus c’è anche lo slittamento a fine settembre della presentazione del modello 730 per la dichiarazione dei redditi. In realtà, sono diverse le modifiche previste per il calendario fiscale, determinate dalla difficoltà di raccogliere i dati necessari per la Precompilata. Il Consiglio dei Ministeri ha dunque messo a punto un primo pacchetto di misure nell’ambito di un decreto imprese del 28 febbraio, di cui però non si conosce ancora il testo definitivo.
2 Marzo 2020 Innanzitutto, in base alle anticipazioni c’è più tempo per la dichiarazione dei redditi di dipendenti e pensionati: per il 730, anche precompilato, la scadenza 2020 slitta al 30 settembre. In pratica, viene anticipata di un anno la norma inserita nel decreto fiscale che prevedeva già l’unificazione della scadenza della dichiarazione dei redditi fra dipendenti e autonomi (modello 730 e Redditi). Quindi, in già dal 2020, il 730 non andrà presentato entro il 23 luglio ma entro fine settembre.
Per quando riguarda la precompilata, vista la dilazione per la trasmissione dei dati per le detrazioni ecc., il modello a visionare online non sarà disponibile dal 15 aprile come di consueto, ma in base alle anticipazioni, dal 5 maggio. Slittano infatti al 31 marzo i termini per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei dati rilevanti ai fini della sua compilazione.
28 Febbraio 2020
Attenzione: lo slittamento concede più tempo ai contribuenti ma non penalizza necessariamente il calendario dei rimborsi. Le somme a credito risultanti dalla dichiarazione vengono rimborsate dal primo mese utile successivo a quello di presentazione della dichiarazione. Quindi, un contribuente che presenta il 730 in giugno avrà il rimborso fiscale in luglio e così via.
Indirettamente, lo slittamento dei dati necessari ai fini della precompilata dovrebbe impattare anche sulla trasmissione al Fisco dei dati relativi a e redditi e compensi dei lavoratori, ossia sulla Certificazione Unica da parte dei sostituti d’imposta (scadenza originaria: 9 marzo 2020).
«Ci sono casi in cui è complicato raccogliere e spedire le informazioni perché i settori sono fermi», ha spiegato il ministero dell’Economia, Roberto Gualtieri.
In pratica, la proroga interessa tutti i soggetti che devono trasmettere la Fisco i dati sulle spese che danno diritto alle detrazioni, che vengono utilizzati per mettere a punto la dichiarazione precompilata: spese sanitarie, mutui, istruzione, asili nido, previdenza complementare, contributi, ristrutturazioni, interessi passivi, premi assicurativi.
Queste misure, lo ricordiamo, sono contenute nel decreto del Governo a sostegno dell’Economia, approvato (con la formula del salvo intese) dal consiglio dei ministeri del 28 febbraio. In realtà, si attende ancora il testo definitivo per capire esattamente come sono formulate le proroghe appena descritte.
Il provvedimento contiene anche una serie di altre misure per le imprese e per i lavoratori autonomi della zona rossa e un capitolo per il sostegno al turismo.
In arrivo, c’è anche un secondo decreto dedicato alle misure di sostegno, previsto in settimana. Il ministero ha sottolineato che l’emergenza va affrontata con «determinazione, serietà ma anche fiducia» insistendo sul concetto che «l’economia può e deve ripartire e deve essere sostenuta». L’esecutivo conferma il suo impegno nell’azione di contenimento della diffusione del coronavirus da una parte, e di sostengo all’economia e di rilancio economia dall’altra.
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