[…] Prima di oggi, della condizione dei vecchi non mi importava nulla. E non avrei mai scritto il Bestiario che sto scrivendo. Ma desso molti media si occupano di loro, anzi di noi, Sulla Stampa di giovedì 9 marzo c’era un ottimo articolo scritto da Paolo Baroni. Titolo: “Sempre più anziani, ma lo Stato li dimentica. Siamo i più vecchi d’Europa, però i fondi per l’assistenza calano e le famiglie si indebitano per pagare badanti. Sale la protesta”.
A corredo dell’articolo venivano riportati alcuni dati statistici. Nel 2016 la vita media dei maschi italiani è stata 80 anni e sei mesi. Quella delle donne di 5 anni più lunga: 85 e un mese. La popolazione italiana vede 13 milioni e mezzo di nostri connazionali con più di 65 anni. I novantenni sono 727.000, 10 anni fa erano soltanto 466.000. Possiamo contare persino su 17.000 ultracentenari.
Qual è la condizione pubblica di tanti anziani?
[…] Leggo 10 quotidiani al giorno e li vedo prigionieri, sia pure con intonazioni diverse, della stessa litania. Che cosa recita? Prima di tutto sostiene che gli anziani sono colpevoli in blocco di un reato nefando: stanno rubando ai giovani il loro futuro e spesso anche il loro presente. Questi sfruttatori con i capelli bianchi occupano i posti di lavoro che dovrebbero essere lasciati liberi per i ventenni. Ragion per cui la disoccupazione giovanile in Italia è la più alta in Europa ed è arrivata a una quota spaventosa: il 40% e forse di più.
E’ una favola, naturalmente. Molti giovani non trovano un lavoro perché non ne sanno fare nessuno e non sono stati convinti, oppure obbligati, a impararne uno. Ma da questa verità banale discendono altre assurdità. A cominciare da quelle che gli italiani non fanno più figli e sono la popolazione meno prolifica in Europa. La colpa di chi è? Dei maledetti anziani che spingono le coppie in età fertile a non darsi da fare, poiché i vecchi si sarebbero divorati tutte le speranze.
La realtà, per come la vedo io, è molto diversa. In Italia, ma non soltanto da noi, i vecchi sono diventati l’ultimo pilastro di popolo che regge la democrazia. Per averne una prova, basta vedere alla Tv quale servizio su una assemblea di partito o sul comizio dio un leader. In platea spiccano soltanto capelli bianchi. L’ho notato per l’ennesima volta venerdì sera al Lingotto di Torino. Sul palco si affannava Matteo Renzi, un quarantenne in cerca di rivincita e di vendette. Ma aveva di fronte un pubblico di signore e signori non molto più giovani del suo babbo Tiziano.
Gli anziani nel 2017 li sento parlare al bar del mio paese, la mercato, nei negozi, in treno. Non sono affatto depressi. Anzi, mi sembrano molto incazzati. Della vita pubblica italiana sanno tutto e potrebbero prendere il posto delle tante giovani facce di gomme che intasano i talk show della televisione pubblica e privata. E i loro giudizi, ma dovrei dire i loro verdetti, risultano implacabili e senza sconti.
I partiti italiani, tutti, di sinistra, di centro, di destra, compresi i tanto vituperati populisti, si sono dissolti o stanno sparendo. Molto presto, il 2 novembre, giorno dei Morti, verrà dedicato a un cadavere illustre anche se nauseante: la Casta italica altrimenti detta la Partitocrazia del tempo che fu. […]
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