lunedì 14 dicembre 2020

Pensioni gennaio 2021, pagamento anticipato: ecco il calendario

 

Dal 28 dicembre via al pagamento anticipato delle pensioni di gennaio 2021. ”Ieri sera ho firmato una nuova ordinanza per il pagamento anticipato delle pensioni di gennaio a dicembre”, ha detto il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, intervistato dall’ex ministro Antonio Guidi a Radio Radio.

Nell’ordinanza si legge che “allo scopo di consentire a Poste Italiane S.p.A. la gestione dell’accesso ai propri sportelli dei titolari del diritto alla riscossione delle predette prestazioni, in modalità compatibili con le disposizioni in vigore adottate allo scopo di contenere e gestire l’emergenza epidemiologica da COVID-19, salvaguardando i diritti dei titolari delle prestazioni medesime, il pagamento dei trattamenti pensionistici, degli assegni, delle pensioni e delle indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, di cui all’articolo 1, comma 302, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 e successive integrazioni e modificazioni, di competenza del mese di gennaio 2021, è anticipato dal 28 dicembre 2020 al 2 gennaio 2021; di competenza del mese di febbraio 2021, è anticipato dal 25 gennaio 2021 al 30 gennaio 2021”.

Dunque per la pensione di gennaio 2021 il periodo va dal 28 dicembre al 2 gennaio.

Per la pensione di febbraio 2021 il periodo va dal 25 al 30 gennaio.

“Resta fermo che, ad ogni altro effetto, il diritto al rateo mensile delle sopra citate prestazioni si perfeziona comunque il primo giorno del mese di competenza dello stesso” è scritto nell’ordinanza.

venerdì 11 dicembre 2020

Pensionati, dichiarazione dei redditi da rifare: la lettera dell’Inps

 

 

L'Istituto di previdenza sta inviando una comunicazione ai contribuenti nella quale si richiede una nuova Certificazione Unica

Dichiarazione dei redditi tutta da rifare. Lo dice l’Inps che ha mandato una comunicazione con la quale viene inoltrata una nuova “Certificazione Unica 2020” che viene spiegato nella nota “annulla e sostituisce quella precedente” in quanto “le somme certificate non corrispondono a quelle effettivamente erogate o trattenute nel 2019”.

Pensionati, dichiarazione dei redditi da rifare: cosa dice la lettera

“Ci scusiamo per l’eventuale disagio arrecato ma ciò le permetterà di presentare la dichiarazione dei redditi sulla base di una Certificazione Unica corretta” si legge nella lettera inviata dall’Istituto di previdenza.

Non è specificato quale sia stata la causa di questa correzione. Nella nota l’Inps si limita a informare che la “rettifica si è resa necessaria per integrare, sostituire o correggere i dati della precedente Certificazione Unica, nella quale le somme certificate non corrispondevano a quelle effettivamente erogate o trattenute dall’Inps nel 2019″. Potrebbe trattarsi di modifiche che riguardano o il reddito o le ritenute.

L’ipotesi è che si sia trattato di un errore, non umano ma di programmazione, essendo l’Inps altamente informatizzato. Di conseguenza questo potrebbe significare il coinvolgimento di una grande fetta di contribuenti.

Pensionati, dichiarazione dei redditi da rifare: chi riguarda

Non sarebbe ancora noto il numero di coloro che hanno già avuto o riceveranno la comunicazione nei prossimi giorni. È stato stimato che la platea dei potenziali cittadini interessati potrebbe comprendere circa 19 milioni di italiani, tra 15,5 milioni di pensionati e percettori di altre prestazioni, incluse le 3,5 milioni di persone in cassa integrazione o con indennità di disoccupazione.

Non sarebbero esclusi coloro che hanno utilizzato la dichiarazione dei redditi precompilata: “Qualora intenda avvalersi della dichiarazione precompilata fornita dall’Agenzia delle Entrate, dovrà, ove necessario, modificarne il contenuto sulla base della Certificazione Unica rettificata” si legge ancora nella lettera.

Per il contribuente destinatario della nuova CU/2020 non ci sarebbero altre possibilità se non quella di presentare nuovamente la dichiarazione dei redditi e dovrebbe farlo con il “ravvedimento” per evitare il rischio di trovarsi in accertamento fiscale, vista la già avvenuta scadenza dei termini.

In allarme professionisti, consulenti, patronati e Caf, che si stanno preoccupando di rispondere agli interrogativi dei cittadini e di trovare il soluzioni per scongiurare loro future contestazioni del Fisco.

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mercoledì 9 dicembre 2020

Covid: regole e FAQ sugli spostamenti a dicembre

Spostamenti: zone gialle e arancioni a confronto con FAQ e casi particolari, promozioni in vista per Lombardia e Piemonte, paletti Covid dal 21 dicembre.

Il DPCM con le regole fino a metà gennaio

3 Dicembre 2020Le restrizioni che si applicano nelle zone arancioni e non in quelle gialle sono gli spostamenti fra Regioni e Comuni diversi e l’apertura limitata fino alle 18 di bar e ristoranti. Dal fine settimana, comunque, diverse Regioni oggi arancioni dovrebbero comunque essere promosse in zona gialla, che presenta un minor grado di rischio contagio da Coronavirus e di conseguenza maggiori libertà di spostamento: fra le altre Lombardia e Piemonte, ma non si esclude vengano promosse anche Toscana e Campania.

Vediamo uno schema sulle regole in base al rischio Covid, comprensivo anche delle speciali misure di Natale, che si applicheranno dal 21 dicembre al 6 gennaio, anche alla luce delle nuove FAQ del Governo con le risposte utili sugli spostamenti consentiti nelle diverse aree, ed un apprendice relativa alle regole ad hoc per i giorni di festività.

=> Zone Covid, la mappa delle Regioni

Spostamenti in zona gialla

Nelle zone gialle, dalle 5 alle 22 ci si può spostare senza bisogno di autocertificazione. Per uscire durante il coprifuoco bisogna dimostrare che lo spostamento rientri tra quelli consentiti (comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute), anche mediante autodichiarazione resa su moduli prestampati in dotazione alle forze di polizia. La veridicità delle autodichiarazioni sarà oggetto di controlli successivi e l’accertata falsità di quanto dichiarato costituisce reato. Gli spostamenti diurni sono consentiti anche fra Comuni e Regioni diverse.

Possibile far visita a parenti, congiunti e amici? Non c’è divieto ma è «fortemente raccomandato non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza».

Nell’orario del coprifuoco,  si possono assistere un parente o amico non autosufficienti? Sì, è una condizione di necessità e quindi non sono previsti limiti orari.

Sono sempre consentiti anche gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o l’affidatario, oppure per condurli presso di sé.

Attuali zone gialle: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto. Dal 13 dicembre potrebbero diventare gialle anche Lombardia, Piemonte, Toscana, Campania. Che, al momento, sono arancioni, insieme a Basilicata, Calabria, Provincia Autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta. Resta in area rossa solo l’Abruzzo (un’ordinanza locale applica i regolamenti della zona arancione ma il Governo ne ha annunciato l’impugnazione).

Spostamenti in zona arancione

Nelle zone arancioni gli spostamenti sono liberi dalle 5 alle 22 ma solo all’interno del proprio Comune. E’ comunque vietato spostarsi fra Regioni e fra Comuni diversi. Sono consentiti eventuali spostamenti in un Comune diverso per svolgere attività o usufruire di servizi non disponibili nel proprio (ufficio postale, spesa…). Spostamenti liberi solo se strettamente necessari ad assicurare la didattica in presenza, se prevista. Dalle 22 alle 5, oppure fuori dal Comune, serve l’autocertificazione su:

comprovate esigenze lavorative: bisogna dimostrare che si sta andando (o tornando) al (dal) lavoro, anche tramite l’autodichiarazione. In caso di controllo, si dovrà dichiarare la propria necessità lavorativa;

situazioni di necessità: assistere parenti o amici non autosufficienti, recarsi dai figli, portare fuori il cane (ma niente passeggiata o attività motoria);

motivi di salute.

Importante: anche nelle zone arancioni, è possibile in alcuni casi uscire dal proprio comune per fare compere. «Fare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti», spiegano le FAQ del Governo. Laddove il proprio Comune non disponga di punti vendita o un Comune contiguo presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito, entro tali limiti, che dovranno essere autocertificati.

Regole di Natale

Ci sono regole diverse che bisognerà seguire, in tutta Italia, anche nelle zone gialle, dal 21 dicembre al 6 gennaio. Sono restrizioni specifiche previste per il periodo delle festività natalizie. Eccole, in base al dl 158/2020:

spostamento fra regioni o province autonome: vietati dal 21 dicembre al 6 gennaio;

spostamento tra comuni: vietati nelle giornate del 25 e del 26 dicembre 2020 e del primo gennaio 2021.

E’ sempre consentito, in ogni caso, anche in orari vietati o in zone o periodi con particolari paletti, rientrare nella propria abitazione, domicilio o residenza (sempre con esclusione delle seconde case utilizzate per le vacanze).

Le persone che per motivi di lavoro vivono in un luogo diverso da quello del proprio coniuge o partner, ma che si riuniscono ad esso con regolare frequenza e periodicità nella stessa abitazione, potranno spostarsi per ricongiungersi per il periodo dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 nella stessa abitazione in cui sono soliti ritrovarsi.

N.B. Il luogo scelto per il ricongiungimento deve coincidere con quello in cui si ha la residenza, il domicilio o l’abitazione (escluse seconde case utilizzate per le vacanze).

Attenzione: le FAQ del Governo chiariscono che si potrà rientrare comunque, per la prima volta, dopo un periodo trascorso per esempio in un altro Comune, ma una volta tornati a casa vanno rispettati gli orari del coprifuoco. Stesso discorso, per esempio, per il ricongiungimento di coppie che sono lontane per motivi di lavoro ma che convivono con una certa frequenza nella medesima abitazione.

Gli spostamenti per fare visita o per andare a vivere per qualche giorno con parenti o amici, inclusi i propri genitori (anche se anziani ma in buona salute) saranno possibili solo in area gialla, esclusivamente fino al 20 dicembre e dal 7 gennaio 2021. Diversamente:

lo spostamento per dare assistenza a persone non autosufficienti sarà consentito anche dal 21 al 6 gennaio, anche tra comuni/regioni in aree diverse, ove non sia possibile assicurare loro la necessaria assistenza tramite altri soggetti presenti nello stesso comune/regione.

N.B. La necessità di prestare assistenza non può giustificare lo spostamento di più di un solo parente adulto.

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mercoledì 2 dicembre 2020

La rosa nel pugno, o se si preferisce "il simbolo col pugno e la rosa"

Già, l'autore. Il suo nome è Marc Bonnet, grafico e illustratore. Stando alla minuziosa ricostruzione fatta da Frédéric Cèpéde nel 1996 sulla rivista storica francese Vingtième Siècle, il disegno - che sarebbe stato conosciuto con l'espressione le poing à la rose, o anche la rose au poing e, in seguito, le poing et la rose - vide la luce alla fine del 1969, su richiesta di un militante socialista francese, Yann Berriet, e fu adottato l'anno dopo in una campagna di affissioni del "nuovo" Partito socialista, a seguito di un periodo di grande difficoltà delle forze politiche di quell'area. Fu solo dopo il profondo rinnovamento seguito al congresso di Épinay (11-13 giugno 1971), quello dal quale François Mitterrand uscì eletto segretario, che quell'emblema divenne sempre di più parte della comunicazione del Parti socialiste, fino a essere adottato come suo simbolo ufficiale. 

Negli anni seguenti, i socialisti apparvero assai più in salute, al punto che Mitterrand sfiorò la vittoria alle presidenziali nel 1974: con lui crebbe anche la notorietà del simbolo, al punto tale che proprio nel 1974 Marc Bonnet scelse di depositarlo come titolo di proprietà industriale e come segno di partito politico e l'anno dopo - il 22 maggio 1975 - ricevette 50mila franchi dal Partito socialista francese in cambio della cessione dei diritti di riproduzione della grafica "le poing à la rose". In particolare, il partito francese avrebbe avuto il diritto esclusivo, per tutto il mondo, a riprodurre con tutti i mezzi, in bianco e nero e a colori, ma l'autore - che rinunciava espressamente a ogni pretesa o azione contro i socialisti di Mitterrand per l'uso fatto in precedenza del segno - avrebbe conservato tutti i suoi diritti "con riguardo a tutti gli altri partiti socialisti stranieri o ogni altro partito che dovrà ottenere il suo preventivo assenso formale in caso di utilizzo del disegno", né il Psf avrebbe potuto cedere l'emblema ad altri partiti (esclusi quelli che avesse contribuito a fondare o cui si fosse associato).

Il simbolo della rosa nel pugno, che per una delle pubblicazioni dei socialisti francesi relativa alla loro comunicazione politica incarnava "la forza e la dolcezza, il mondo del lavoro e la qualità della vita, il dinamismo e l'innovazione, la risoluzione alla lotta e la volontà di cambiare la vita, le preoccupazioni quantitative e qualitative" era però già arrivato in Italia due anni prima rispetto all'accordo tra Bonnet e il Psf del 1975. Con tratti molto simili, infatti, era apparso accanto alla testata di Liberazione, prima quotidiano poi bisettimanale che fu pubblicato dall'8 settembre 1973 al 28 marzo 1974: la grafica della rosa - molto simile a quella francese, con la corolla senza gli spessi tratti neri di contorno e piccole modifiche anche alle foglie e al pugno - e dell'intera pubblicazione fu curata da Piergiorgio Maoloni, maestro imprescindibile di grafica (editoriale e non solo: in quel periodo era una delle figure fondamentali al Messaggero).

"Quando cessarono le pubblicazioni ricorda Vincenzo Zeno-Zencovich, oggi ordinario di diritto comparato all'università di Roma Tre e allora tra i quattro redattori di Liberazione - si decise di trasferire il logo dalla testata al partito." In effetti, già la tessera del 1974 del Partito radicale conteneva una reinterpretazione della rose au poing, sia pure con tratti molto più fini e delicati: per quel che se ne sa, anche in quell'occasione la grafica fu opera di Maoloni. Nel frattempo doveva già esserci stato il famoso incontro tra Marco Pannella e Mitterrand, cui era presente anche il socialista Giacomo Mancini: in quell'occasione a entrambi fu offerta dal futuro presidente francese la possibilità di adottare la rosa nel pugno come simbolo, ma il Psi non era ancora disposto a rinunciare alla falce e al martello (li avrebbe ridotti, non senza polemiche, solo alla fine degli anni '70 per fare posto al garofano di Ettore Vitale, fino a toglierli con la nuova grafica di Filippo Panseca), così la rosa stretta nel pugno fu politicamente affidata ai radicali.