lunedì 29 ottobre 2018

Pensione: cosa serve per andarci nel 2019

<Il 2019 sarà un anno di profondo cambiamento per il sistema previdenziale italiano. Per questo motivo è bene informarsi sulle novità in arrivo così da avere un'idea chiara su come andare in pensione>


Il sistema previdenziale italiano va incontro ad alcune novità nel 2019. I cambiamenti riguarderanno due fronti: da una parte sui requisiti per il pensionamento interverrà l’adeguamento con le aspettative di vita, rilevate dall’Istat, che porterà a un incremento di 5 mesi dell’età pensionabile. Ad esempio, per la pensione di vecchiaia bisognerà aver compiuto 67 anni, mentre per quella anticipata il requisito contributivo aumenterà a 43 anni e 3 mesi (un anno in meno per le donne).
D’altra parte, invece, interverrà la riforma delle pensioni con cui saranno introdotte due strade per il pensionamento anticipato: la Quota 100, che consentirà di andare in pensione a coloro che hanno maturato 38 anni di contributi (ma non prima del compimento dei 62 anni) e l’Opzione Donna, per cui, invece, serviranno 57 anni (58 anni per le autonome) di età – più gli adeguamenti con le aspettative di vita – e 35 anni di contributi per andare in pensione.
Prima dei 60 anni di età, quindi, si potrà andare in pensione con Opzione Donna oppure con la Quota 41 che anche nel 2019 sarà riservata ai soli lavoratori precoci, ai quali verrà consentito di accedere alla pensione con 41 anni e 5 mesi (per effetto dell’adeguamento con le aspettative di vita) di contributi. Una volta superati i 62 anni, quindi, si potrà andare in pensione anche con la nuova Quota 100, oppure con la pensione anticipata Inps. In quest’ultimo caso, ipotizzando che un lavoratore dall’età di 20 anni abbia mantenuto una carriera lavorativa stabile, si potrà andare in pensione a 63 anni e 3 mesi. A 64 anni, invece, si potrà optare per la pensione anticipata contributiva, qualora se ne soddisfino i requisiti, purché si abbiano almeno 20 anni di contributi.
Infine, come anticipato, 67 anni è l’età giusta per accedere alla pensione di vecchiaia, per la quale nel contempo sono richiesti 20 anni di contributi. Chi ha lavorato, invece, per pochi anni dovrà attendere il compimento dei 71 anni per andare in pensione. Con l’opzione contributiva della pensione di vecchiaia, infatti, sono sufficienti 5 anni di contribuzione.
In collaborazione con Adnkronos

domenica 28 ottobre 2018

In Italia 10,9% di anziani in povertà, doppio rispetto media Ue




Tocca gli 810 punti base, secondo Uecoop, lo “spread della povertà” per gli anziani fra Italia e Germania con quasi 1,4 milioni di persone sopra i 65 anni che da nord a sud della Penisola si trovano in uno stato di grave deprivazione materiale senza potersi pagare un pasto completo o le bollette di luce e riscaldamento>.

E’ quanto emerge da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative Uecoop sulla Relazione 2018 della Commissione europea per gli Affari sociali in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà proclamata dall’Onu. In Italia – spiega Uecoop – dall’inizio della grande crisi del 2008 gli over 65 in miseria hanno fatto un balzo del 4,2% arrivando nel 2016 a rappresentare il 10,9% di una popolazione di 13,5 milioni di persone, registrando un’incidenza di quasi 4 volte superiore rispetto alla Germania ferma al 2,8% e quasi doppia rispetto alla media Ue che è del 5,8%.
Dei 5,5 milioni di anziani in miseria che risiedono in Europa – sottolinea Uecoop – più di 1 su 4 vive in Italia che registra la situazione più drammatica tra i Paesi fondatori dell’Unione visto che la Francia è al 2,9%, il Belgio al 2,1%, l’Olanda all’1,2% e il Lussemburgo addirittura allo 0,2%. Mentre fanno peggio solo alcuni Stati dell’Est entrati di recente nella Ue come ad esempio la Bulgaria che ha il 37,5% degli over 65 in uno stato di grave deprivazione materiale, la Romania che ha il 22,5%, la Lituania al 17,3% o la Croazia con il 14,5%. Mentre sempre oltre l’ex Cortina di ferro si posizionano meglio dell’Italia l’Ungheria di Orban con il 10,2%, la Slovacchia con l’8%, la Polonia con il 5,9% o la Repubblica Ceca con il 3%.
A fronte di una situazione italiana dove ci sono 13,5 milioni di persone sopra i 65 anni e con 6 pensionati italiani su 10 che prendono meno di 750 euro al mese – sottolinea Uecoop –  la gestione della terza età diventa un punto fondamentale del welfare sia sul fronte pubblico che su quello privato con la necessità di un sempre maggiore coinvolgimento delle oltre 9.700 cooperative sociali e di assistenza che operano sul territorio nazionale.
Anche perché – rileva Uecoop – la popolazione over 65 è destinata ad aumentare a 20 milioni entro il 2050 con addirittura 5 milioni di anziani non autosufficienti nei prossimi dieci anni. La sfida del futuro – continua Uecoop – è quella di potenziare l’assistenza pubblica e privata attraverso il meglio delle professionalità che si potranno mettere in campo a fronte di 12,2 milioni di italiani che – sottolinea Uecoop – rinunciano a curarsi per difficoltà economiche e oltre 7 milioni che si sono indebitati per farlo e 2,8 milioni che hanno venduto casa per pagarsi delle cure mediche secondo il Censis.
In questo scenario è necessario potenziare un sistema di welfare che valorizzi – conclude l’Unione europea delle cooperative Uecoop – la parte più avanzata quel mondo cooperativo per affiancare con qualità e professionalità il servizio pubblico dando risposte ai bisogni della gente e al tempo stesso promuovendo il lavoro e l’occupazione.

C'era una volta un centro anziani per gli abitanti del quartiere BUENOS AIRES-VENEZIA

25 settembre 2008-INAUGURAZIONE DEL NUOVO CENTRO DEGLI ANZIANI IN VIA BOSCOVICH 

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BUONA VISIONE

venerdì 26 ottobre 2018

Pensioni, ultime novità: nessuna modifica su Quota 100

<Ultime notizie sulla riforma delle pensioni: il Governo non sembra intenzionato ad apportare alcuna modifica a quota 100 ed alle altre ipotesi di pensione anticipata.>

Il Governo ha rinviato all’Unione Europea la manovra senza apportare nessuna modifica drastica. Anche per ciò che concerne la riforma delle pensioni l’Esecutivo ha deciso di lasciare invariata Quota 100.
Tale misura ricordiamo consentirebbe a coloro che hanno compiuto 62 anni di età e che hanno versato 38 anni di contributi di andare in pensione anticipatamente.
Rimangono però ancora tanti dubbi sull’introduzione di Quota 100 soprattutto da parte dell’opposizione. L’ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, ha infatti espresso le sue perplessità su la misura che il Governo intende adottare per superare la Legge Fornero.
Pensioni, ultime novità sulla riforma: nessuna modifica sulla Quota 100
Il Governo ha rinviato all’Unione Europea il testo della manovra senza apportare però nessuna modifica drastica. Lo conferma il fatto che è anche per quello che riguarda il tema delle pensioni il Governo ha deciso di non toccare Quota 100 lasciandola invariata.
È stato proprio il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio, a confermare che Quota 100 è una misura strutturale poiché consentirebbe di superare la Legge Fornero anno dopo anno e non solo nel 2019.
Maggiori dettagli li avremo però nei prossimo giorni quando l’Unione Europea si esprimerà nuovamente sulle proposte presentate dal Governo nella nuova Legge di Bilancio 2019, recentemente respinta dalla Commissione Europea.
Pensioni, ultime notizie: i dubbi sull’introduzione della Quota 100
Nonostante il Governo abbia ormai deciso di adottare Quota 100 per superare la Legge Fornero sono ancora molti i dubbi circa le reali possibilità che questa modalità di pensione anticipata possa diventare strutturale.
Le maggiori critiche sono ovviamente arrivate dall’opposizione, con particolare riferimento all’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano che oggi ha nuovamente ribadito che Quota 100 non sarebbe la soluzione giusta per riformare il sistema previdenziale.
L’ex Ministro del Lavoro è infatti convinto che la Legge Fornero si debba superare con l’approvazione della nona salvaguardia, con la proroga dell’opzione donna e con l’introduzione di Quota 41 per tutti.
Queste sono le proposte avanzate dall’esponente del PD che ha dichiarato che seguendo questa strategia il Governo precedente era riuscito a restituire ai pensionati circa 20 miliardi di euro tramite 8 salvaguardie degli esodati.

giovedì 25 ottobre 2018

Meno pensioni di vecchiaia, aumentano quelle anticipate nel 2018

<Diminuiscono le pensioni di vecchiaia nel 2018, dato opposto per quella anticipata trainata dalle novità introdotte per i lavoratori precoci. I dati sono stati pubblicati nell'Osservatorio INPS sui flussi di pensionamento.>


Andare in pensione è sempre più difficile, salvo i casi in cui non si ha diritto alla pensione anticipata.
È questo uno degli elementi che emerge dall’Osservatorio di monitoraggio dei flussi di pensionamento pubblicato dall’INPS il 25 ottobre 2018.
Nel 2018 è diminuito il numero di pensioni di vecchiaia mentre al contrario si è registrato un notevole incremento delle pensioni di anzianità/anticipate.
dati pubblicati dall’INPS riflettono quelle che sono state le principali novitàin materia di pensione nel 2018 rispetto al 2017. In primis l’equiparazione dei requisiti anagrafici e contributivi per la pensione tra uomini e donne e in secondo luogo le novità in materia di prepensionamento introdotte dalla scorsa Legge di Bilancio a partire dal 1° gennaio 2018 per i lavoratori precoci.
Pensione di vecchiaia e anticipata: i dati pubblicati dall’INPS
A riassumere i contenuti dell’Osservatorio di monitoraggio dei flussi di pensionamento con i dati delle pensioni decorrenti nel 2017 e nei primi nove mesi del 2018 è il comunicato stampa pubblicato il 25 ottobre 2018 dall’INPS.
L’Istituto effettua costantemente il monitoraggio dei dati di pensione di vecchiaia e anticipata e, con la rilevazione effettuata il 2 ottobre 2018, sono state prese in esame le seguenti gestioni:
  • Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD);
  • coltivatori diretti, mezzadri e coloni;
  • artigiani e commercianti;
  • lavoratori parasubordinati;
  • assegni sociali.
I risultati emersi rispecchiano le conseguenze delle due importanti misure in materia di pensione con decorrenza dal 2018.
Così come riporta l’INPS, mentre nel 2017 sia i requisiti di età per la vecchiaia che quelli di anzianità per la pensione anticipata sono rimasti immutati rispetto al 2016, nel 2018 si conclude il percorso di equiparazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia tra uomini e donne nel settore dei dipendenti privati e dei lavoratori autonomi. La pensione di vecchiaia per queste categorie, infatti, nel 2018 verrà erogata al raggiungimento dell’età di 66 anni e sette mesi sia per gli uomini che per le donne.
Per quanto riguarda la pensione anticipata, invece, per il 2018 non sono previsti cambiamenti nei requisiti per la generalità dei lavoratori, ma viene introdotta la possibilità di pensionamento anticipato con soli 41 anni di contributi per i lavoratori precoci (12 mesi di contributi maturati entro il compimento dei 19 anni di età e in una determinata condizione di tutela stabilita dalla norma), nei limiti dei fondi annualmente stanziati e con richiesta di certificazione dei requisiti per l’accesso al beneficio entro il 1° marzo 2018.
Pensione di vecchiaia, anticipata e assegni sociali 2018
Il totale delle pensioni di vecchiaia e di anzianità e anticipate erogate nei primi mesi del 2018 è stato inferiore rispetto a quelle relative allo stesso periodo del 2017. Lo stesso andamento si osserva nelle tre principali gestioni dei lavoratori autonomi, anche se in modo meno pronunciato. Così come osservato dall’INPS, la differenza è riconducibile essenzialmente all’aumento del requisito di età per la pensione di vecchiaia delle donne.
Stesso effetto anche per gli assegni sociali:
Gli assegni sociali liquidati nei primi nove mesi del 2018 sono di entità molto esigua rispetto al valore rilevato nello stesso periodo dell’anno precedente, in quanto si è innalzato di un anno il requisito di età utile per la liquidazione dell’assegno.
Trend opposto invece per le pensioni anticipate che, rispetto a quelle di vecchiaia, hanno registrato un picco nel 2018 rispetto a quelle erogate nel 2017.
Pensione anticipata, cresce il numero degli assegni di anzianità
Osservando gli indicatori statistici dei primi nove mesi del 2018 l’INPS ha rilevato un peso decisamente superiore delle pensioni di anzianità/anticipate su quelle di vecchiaia rispetto al dato annuo del 2017.
“Questo perché i requisiti per le pensioni di vecchiaia si sono innalzati per le donne, mentre quelli relativi alle pensioni di anzianità/anticipate sono rimasti uguali all’anno precedente e sono più consistenti le uscite anticipate per i cosiddetti lavoratori precoci”.
È questo quanto sottolineato dall’INPS che conclude evidenziando come per lo stesso motivo anche le pensioni di invalidità sono cresciute rispetto a quelle di vecchiaia nel 2018 rispetto al 2017.
La relazione si inverte, invece, nell’indicatore che rappresenta il peso percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili, a causa dell’innalzamento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia per le donne.

mercoledì 24 ottobre 2018

SENIOR QUARTIERE BUENOS AIRES-VENEZIA:PER UN CENTRO ANZIANI


Un gruppo di senior del quartiere BUENOS AIRES-VENEZIA ha avviato una raccolta firme con l’obiettivo di sostenere la petizione per chiedere che una delle zone più popolose della città possa avere anche un centro anziani per gli abitanti del quartiere.


Perché conviene dormire coi calzini


Dopo una lunga giornata lavorativa, per molte persone non c’è nulla di più rilassante di una bella dormita. Come mai tuttavia capita, nonostante la stanchezza, di non riuscire a prendere sonno? Come possiamo risolvere il problema? Semplicemente indossando un paio di calzini.
Secondo uno studio condotto a Basilea, in Svizzera, esiste una diretta correlazione tra la difficoltà nell'addormentarsi e l’indossare i calzini a letto. La temperatura delle nostre estremità, ovvero mani e piedi, aiuta a prendere sonno.
Secondo un esperimento effettuato dai ricercatori svizzeri su due diversi gruppi di persone, la maggior parte di loro si addormentava più facilmente quando aveva i piedi ben caldi e riscaldati.
Questo avviene perché con il calore i vasi sanguigni si espandono, permettendo di diffondere rapidamente ed uniformemente in tutto il corpo una temperatura confortevole. Una volta raggiunta quella ottimale, l’organismo inizia a raffreddarsi progressivamente: in questo modo rallenta il battito cardiaco e allo stesso tempo aumenta la produzione di melatonina, l’ormone del sonno.
Per evitare di rigirarci per ore nel letto, basterà quindi mantenere i piedi al caldo indossando un paio di comodi calzini, più o meno pesanti a seconda delle stagioni!
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Manovra: nella bozza tutti i numeri delle spese previste


<Dalle pensioni al reddito di cittadinanza, la bozza della manovra individua i numeri delle spese delle diverse misure previste>

La bozza della manovra, bocciata dalla Commissione europea, individua i numeri delle spese delle diverse misure previste. Tra queste il reddito di cittadinanza, la modifica della legge Fornero, fondi per la famiglia, Pubblica amministrazione e ricerca.
REDDITO DI CITTADINANZA – Nove miliardi al Fondo per il reddito di cittadinanza, ma diminuisce la dotazione del Fondo Povertà. Secondo l’ultima bozza della manovra è istituito presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali un fondo denominato “Fondo per il reddito di cittadinanza”, con una dotazione pari a 9.000 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019. La misura incorpora il Rei. A decorrere dall’anno 2019 il Fondo Povertà è ridotto di 2.198 milioni di euro per l’anno 2019, in 2.158 milioni di euro per l’anno 2020 e in 2.130 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021.
MODIFICA DELLA LEGGE FORNERO – Sono in totale 6,7 miliardi le risorse per le modifiche alla legge Fornero nel 2019 e 7 nel 2020. “Al fine di dare attuazione a interventi in materia pensionistica – si legge nella bozza – finalizzati all’introduzione di ulteriori modalità di pensionamento anticipatoe misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani, è istituito presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali un fondo denominato “Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani”, con una dotazione pari a 6.700 milioni di euro per l’anno 2019 e di 7.000 milioni di euro annui a decorrere dal 2020″.
FAMIGLIE – Cento milioni al Fondo per la famiglia. Nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze è istituito un fondo con una dotazione di 100 milioni a decorrere dall’anno 2019 da destinare a interventi a favore della famiglia.
RICERCA – Nuove risorse per i giovani ricercatori. Secondo l’ultima bozza della manovra, “al fine di sostenere l’accesso dei giovani alla ricerca e la competitività del sistema universitario italiano a livello internazionale”, il fondo per il finanziamento ordinario delle università è incrementato di euro “20 milioni per il 2019 e di 50 milioni annui a decorrere dall’anno 2020, per l’assunzione di ricercatori”.
ASSICURAZIONI – Stretta fiscale per le assicurazioni. La percentuale della somma da versare per il pagamento dell’imposta sulle assicurazioni dovuta sui premi e accessori incassati viene rialzata all’85% nel 2019al 90% nel 2020 e al 100% per gli anni successivi.
ASSUNZIONI PA – Il fondo per le assunzioni nella pubblica amministrazione è rifinanziato per euro 131.000.000 per l’anno 2019, per euro 292.000.000 per l’anno 2020 e per euro 384.000.000, a decorrere dall’anno 2021. “Le relative assunzioni a tempo indeterminato, in aggiunta alle facoltà di assunzione previste dalla legislazione vigente, sono autorizzate, nell’ambito delle vacanze di organico, a favore delle amministrazioni dello Stato, degli enti pubblici non economici nazionali e delle agenzie, individuate con decreto del Ministro per la Pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze”.
TASSE SIGARETTE – Tasse in aumento sui tabacchi lavorati. Secondo la bozza aumenta nel 2019 la tassazione su sigarette, sigari e tabacco per arrotolare le sigarette.
CANONE RAI – E’ prevista inoltre una proroga dell’attuale riduzione del canone Rai a 90 euro anche dopo il 2018. Via libera nella legge di Bilancio anche all’ampliamento della platea degli esonerati dal pagamento del canone che passa dall’attuale soglia di reddito di 6.713,98 euro a 8.000 euro per gli over 75.
FONDO MINISTERI – Duecento milioni di euro nel 2019 per il finanziamento di nuove politiche di bilancio dei ministeri. E’ istituito un fondo con una dotazione di 200 milioni per l’anno 2019 e 500 milioni a decorrere dall’anno 2020 da destinare al finanziamento di nuove politiche di bilancio e al rafforzamento di quelle già esistenti perseguite dai Ministeri.
In collaborazione con Adnkronos 
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venerdì 19 ottobre 2018

INIZIO RACCOLTO OLIVE ORTO URBANO (MILANO)

REMINDER : Per ottenere olive da conservare per medi o lunghi periodi, la raccolta avviene indicativamente tra settembre e ottobre, all’inizio della maturazione. Per la conservazione in salamoia le olive devono essere mature, con una polpa ancora consistente, mentre le olive sotto sale o al forno vengono raccolte a maturazione completa, quando il frutto inizia a scurire e a disidratarsi.

I capitani folli guidano la nave Italia verso il naufragio

<Il Paese va verso il disastro economico, sociale e istituzionale. Salgono spread e debito pubblico, borse giù. Monito UE: inadempimento senza precedenti>
Si naviga a vista, o forse la rotta la conoscono solo i capitani folli che stanno guidando la nave Italia verso le acque più pericolose che possiamo immaginare. Lo spread continua a salire e raggiunge e supera i 340 punti base. La borsa non riesce a recuperare e Piazza Affari stamattina cala ancora. Al tempo stesso aumenta il costo del nostro debito pubblico, con il rendimento sul BTP decennale che si è avvicinato al 3,8% e quello sul BTP biennale che sfiora il 2,0%. L’Unione Europea – di cui siamo fondatori e che, nonostante mille problemi, ha garantito pace e sviluppo al nostro Paese – ci mette in guardia avvisandoci che la manovra del governo Lega – 5 Stelle ci porta in un vicolo cieco.

Senza precedenti

Che le tensioni fra gli alleati ‘pentaleghisti’ portino o no a una crisi di governo, l’Italia è a un bivio: dopo anni di faticosa ma costante crescita coi governi Renzi e Gentiloni, oggi abbiamo realmente davanti agli occhi la possibilità di un tracollo economico. La Grecia, insomma, è più vicina che mai e non solo geograficamente.
Avverte la Commissione Europea – nella lettera che ieri il commissario Pierre Moscovici ha consegnato a mano al ministro Tria – che la manovra presentata dall’Italia comporta un “inadempimento particolarmente grave rispetto agli obblighi di politica di bilancio previsti dal Patto di Stabilità e Crescita”. Non solo, ma la dimensione della deviazione con un divario di circa l’1,5% del Pil, rappresenta un fatto “senza precedenti nella storia del Patto”.

La guerra contro i cittadini di Salvini e Di Maio

Insomma, non ci sono dubbi: l’Italia rischia una procedura per violazione della regola del debito. Il problema, però non è semplicemente l’apertura di una lunga querelle con l’Unione, il problema reale è la tenuta del sistema Paese da un punto di vista economico, sociale e perfino istituzionale.
Qui lo scontro non è con Soros o il sistema delle multinazionali o chissà quale contro quale complotto, qui la guerra è contro i cittadini italiani, qui Di Maio e Salvini stanno spingendo sul baratro milioni di piccoli risparmiatori, cittadini che debbono accendere un mutuo, imprenditori che cercano un prestito.
Accusava stamattina la parlamentare dem Alessia Rotta: “Il governo Lega-5 Stelle nel giro di pochissimo tempo sta vanificando anni di sacrifici fatti dagli italiani per uscire dalla crisi. Lo spread tocca i massimi dopo anni di calma e ciò lo si deve all’arrogante quanto insensata politica economica del governo. Sono i veri nemici degli italiani”. E Matteo Ricci, responsabile enti locali e autonomie del Pd, scriveva su twitter: “Causa pagliacciate del governo lo spread vola. Per gli italiani rate dei mutui più alte e più tasse per finanziare il debito. Questo è il governo Lega-5 Stelle che aiuta chi evade il fisco o peggio. A proposito, ma Di Maio è andato in procura?”.

Un governo diretto dall’esterno

Il problema è anche istituzionale. Oggi, nella trasmissione Agorà su Rai Tre, lo facevano capire le parole costituzionalista e giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese: “Questo è un governo che ha alcuni suoi rappresentati che non stanno nel governo. Grillo e Casaleggio non sono all’interno della compagine governativa. E quindi ha delle difficoltà maggiori rispetto ad altri governi”. Come per dire che si tratta di un governo eterodiretto anche da forze e situazioni esterne al Parlamento che, per la nostra Costituzione, è l’unico luogo istituzionale demandato a legiferare.

Italia isolata, anche gli alleati abbandonano i capitani folli

Aggiungiamo che l’Italia è politicamente isolata – e del resto chi mai vorrà salire su una nave che sta affondando? – perché anche quelli che Salvini e Di Maio considerano solo alleati naturali, stanno girando loro le spalle. E ne riprova quando ha dichiarato oggi, al suo arrivo stamattina a Bruxelles per il vertice Ue – Asia, da Sebastian Kurz, giovane cancelliere del governo austriaco che ha assunto la presidenza semestrale di turno del Consiglio Ue: l’Unione non vuole assumersi per conto dell’Italia i rischi che derivano dalla violazione delle regole comuni sulla finanza pubblica.
La Commissione – ha detto Kurz parlando ai giornalisti – ha risposto alla manovra finanziaria italiana, e ha detto chiaramente che deve essere modificata. Penso che questo sia un punto decisivo, perché l’Ue è una comunità economica e di valori, e funziona perché ci sono regole comuni che devono essere rispettate da tutti. Se qualcuno le infrange, se l’Italia si allontana dalle regole di Maastricht, questo significa che mettere in situazione di pericolo non solo sé stesso ma anche altri paesi.E l’Ue – ha concluso Kurz – non vuole assumersi questo rischio per conto dell’Italia

giovedì 18 ottobre 2018

Pensioni: blocco degli scatti già da 2.500 euro


<Per limitare i costi della riforma il governo potrebbe bloccare la rivalutazione delle pensioni per gli assegni superiori ai 2.500 euro>

La rivalutazione (o perequazione) delle pensioni è quel meccanismo con cui l’importo dell’assegno previdenziale viene adeguato all’inflazione, in modo da proteggere il più possibile il potere d’acquisto della pensione stessa. E proprio sulla perequazione il nuovo anno potrebbe portare novità sostanziali. Dal 1° gennaio 2019, infatti, terminerà la fase transitoria prevista dalla riforma Fornero – con cui sono state introdotte delle regole più penalizzanti per il meccanismo della perequazione e di conseguenza ci dovrebbe essere il ripristino delle precedenti percentuali, contenute nella legge 388/2000 che porterà a un piccolo aumento delle pensioni.
Nel dettaglio, per le pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo la perequazione sarà del 100% per poi scendere al 90% per chi ha un assegno di valore compreso tra 3 e 5 volte il trattamento minimo. Per le pensioni che superano di 5 volte questo importo, invece, la rivalutazione sarà del 75%.
Con il ripristino delle precedenti percentuali ci sarebbero dei maggiori vantaggi specialmente per coloro che percepiscono un assegno di importo elevato, visto che questi sono stati tra i più penalizzati della Legge Fornero, con un conseguente aumento della spesa a cui dovrà far fronte lo Stato.
Il condizionale in questo caso è d’obbligo. Sembra, infatti, che per limitare i costi della riforma il governo intenda bloccare la rivalutazione delle pensioni per gli assegni superiori ai 2.500 euro.
Una decisione che, se confermata, si aggiungerà al taglio delle pensioni d’oro che ricordiamo dovrebbe prevedere una riduzione dell’assegno del 2% per ogni anno di anticipo dell’uscita dal lavoro rispetto ad un’età pensionabile convenzionale. Si prenderanno come riferimento i 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia nel 2019 per poi proporzionarla in base agli andamenti demografici.
Tagliando la rivalutazione delle pensioni, già per gli importi superiori ai 2.500 euro, e riducendo gli assegni d’oro superiori ai 4.500 euro il governo conta di recuperare circa un miliardo di euro in tre anni, risorse destinate a finanziare l’onerosa riforma delle pensioni che verrà avviata dal prossimo anno.
In collaborazione con Adnkronos

giovedì 11 ottobre 2018

PIANO PERIFERIE, AL SENATO UNA MOZIONE PER SALVARE CAPRA E CAVOLI

Una mozione che invita il Governo ad emanare un disegno di legge per il 2019 che recuperi le situazioni più urgenti per quanto riguarda il piano delle periferie è stata votata ieri al Senato, per iniziativa di parlamentari di lega e cinque stelle. Il testo richiama i provvedimenti che hanno portato allo slittamento triennale del piano, e mette  in risalto i correttivi che nel frattempo sono stati portati per  mitigare gli effetti del blocco totale, evitando l’annullamento delle convenzioni  .La mozione ribadisce poi che le disposizioni recentemente entrate in vigore  non pregiudicano per gli enti locali la possibilità di procedere in autonomia con riguardo agli interventi per i quali sono previste anche risorse derivanti dal cofinanziamento, ovvero di accendere forme di anticipazione finanziaria nei limiti già consentiti dall’ordinamento (ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti . Per rendere chiari i passaggi si impsgna il Governo :
1) a prevedere, anche alla luce degli impegni assunti dal Presidente del Consiglio dei ministri nell’incontro con l’Anci dell’11 settembre 2018, specifiche misure nel disegno di legge di bilancio per il 2019 volte a garantire, compatibilmente con una più efficace allocazione delle risorse a disposizione, soluzioni idonee alle istanze degli enti locali interessati, aggiudicatari degli interventi finanziati a valere sul fondo periferie;
2) a prevedere misure al fine di provvedere al rimborso delle spese per gli interventi, già sostenute dagli enti territoriali che hanno sottoscritto le convenzioni.
Vedremo se e come il Governo emanerà il disegno di legge e se esso basterà a recuperare , tra i programmi già avviati, quello della riqualificazione di Bucaletto. in questo senso la Regione potrebbe muoversi con una leggina che faccia perno anche sulla mozione, rivendicando il diritto ad andare avanti, magari con l’anticipazione regionale  ed evitando che sulla scelta di quelli da salvare si facciano discriminazioni politiche.
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