lunedì 29 maggio 2023

Busta paga, ecco come leggerla: a luglio arriva il Bonus

 


Non è facile leggere la busta paga e comprendere le voci che vi sono contenute. Ecco un breve vademecum per non sbagliare

A partire da luglio 2023, come previsto dalla Legge di Bilancio e dal decreto Lavoro appena approvato, sulle buste paga dei dipendenti arriverà uno sgravio contributivo predisposto dal datore di lavoro: un vero e proprio bonus in automatico, per cui i lavoratori non dovranno fare nulla. L’aumento diretto in busta paga spetta a tutti i lavoratori con stipendi sotto 1.923 e 2.692 euro mensili.

Ma come si legge esattamente la busta paga? In tanti ce lo chiedete. Iniziamo col dire che la busta paga è il resoconto che viene fornito ogni mese al lavoratore dal proprio datore di lavoro. Al suo interno sono indicati l’importo complessivo della retribuzione che il singolo contribuente riceve e tutte le specifiche del caso.

Lo scopo della busta paga è quello di certificare ufficialmente la retribuzione e tutte le ritenute, che vengono effettuate dal datore di lavoro per nome e per conto del dipendente.

Ma come deve essere letta la busta paga? Premettendo che è un documento che il datore di lavoro deve emettere per legge e deve contenere alcuni dati, la domanda che si pongono molti lavoratori è la seguente: come devono essere indicate la retribuzione, le ritenute fiscali e quelle previdenziali? Come faccio ad accorgermi se ci sono degli errori e chiederne la correzione?

Riuscire a leggere e comprendere correttamente la busta paga è importante, soprattutto nel momento in cui ci domandiamo se la retribuzione mensile è corretta. Oppure, nel momento in cui sorge un dubbio: le ritenute previdenziali ed assistenziali sono state applicate correttamente?

La busta paga, in altre parole, esprime i rapporti economici e monetari che un singolo contribuente intrattiene con:

  • il proprio datore di lavoro, per quanto riguarda la retribuzione periodica;
  • l’Agenzia delle Entrate, per tutto ciò che è connesso al pagamento delle tasse;
  • gli enti previdenziali ed assistenziali, per le trattenute Inail ed Inps.

Busta paga, una perfetta sconosciuta

Definita anche come prospetto paga o cedolino, la busta paga è a tutti gli effetti un documento ufficiale. A rilasciarlo è il datore di lavoro, che deve consegnarlo ad ogni dipendente. La busta paga ha un obiettivo ben preciso: provvede a riepilogare la retribuzione di un determinato soggetto. Riporta, inoltre, le ritenute previdenziali e quelle fiscali che ha subito nel periodo di riferimento. Vengono inoltre riportati tutti gli aspetti contabili che permettono di passare dalla retribuzione lorda a quella netta.

All’interno della busta paga devono essere riportati alcuni elementi ben precisi, che devono essere riportati obbligatoriamente. Tra questi rientrano:

  • dati completi del lavoratore: nome, cognome, codice fiscale e tutti i dati anagrafici completi;
  • l’inquadramento;
  • il livello contrattuale;
  • la data di assunzione;
  • l’eventuale data di fine rapporto di lavoro;
  • le posizioni Inail e Inps;
  • dati relativi all’autorizzazione Inail;
  • elementi fissi e continuativi della retribuzione, come possono essere ad esempio, la paga base, l’indennità di contingenza ed eventualmente il superminimo;
  • scatti di anzianità di servizio;
  • indennità spettanti secondo il CCNL;
  • somme a titolo di rimborso spese;
  • le trattenute effettuate: Irpef, contributi, addizionali regionali e comunali;
  • le detrazioni fiscali;
  • prestazioni ricevute da enti e istituti previdenziali (indennità di malattia ad esempio).
  • lavoro straordinario.

Perché la busta paga è necessaria

A cosa serve, fondamentalmente, la busta paga? Questo documento serve a determinare la retribuzione che spetta ad un singolo dipendente in relazione ad un determinato periodo. La busta paga viene consegnata perché un determinato contribuente ha prestato la propria attività ad un datore di lavoro.

Quello che abbiamo visto, sicuramente, costituisce l’aspetto essenziale del documento. La busta paga, comunque, assolve anche ad altre funzioni, tra le quali ci sono:

  • rivendicare eventuali differenze nell’applicazione del CCNL e del Contratto Integrativo Provinciale, oltre ad eventuali accordi sindacali;
  • intraprendere eventuali azioni legali nei confronti dell’azienda, nel caso in cui questa dovesse fallire;
  • è un elemento propedeutico per quanti avessero la necessità di sottoscrivere un mutuo.

Come deve essere letta

Per rendere leggermente più agevole la lettura della busta paga, possiamo affermare che è suddivisa in tre parti: Testa Corpo.

Nella Testa devono essere riportate obbligatoriamente le seguenti informazioni:

  • i dati della ditta per la quale si lavora. Ci sono i dati anagrafici, la posizione Inps e la posizione Inail, che si riferiscono alla società;
  • sono riportati anche i dati del lavoratore. In questo caso vengono indicati il rapporto di lavoro; il mese di retribuzione; la data di assunzione; il contratto di Lavoro; il livello (qualifica); la sede di lavoro; gli
  • elementi del trattamento salariale e le modalità di pagamento della retribuzione.

Nel Corpo della busta paga transitano le voci relative alla retribuzione. Le voci economiche vengono suddivise in questo modo:

  • elementi fissi della retribuzione;
  • parte variabile;
  • trattenute fiscali;
  • trattenute previdenziali;

Da approfondire, a questo punto, è la voce relativa alla retribuzione, che a sua volta si divide in tre parti:

  • diretta. Questa voce è quella relativa all’effettiva prestazione del lavoro e viene stabilità dal contratto collettivo. L’importo viene erogato su base mensile. Al suo interno sono contenuti: paga base, contingenza (pregressa o conglobata), scatti di anzianità, terzi elementi ove richiesti, premi aziendali fissi;
  • indiretta. Questa è la retribuzione che spetta al lavoratore nel momento in cui si vengono a verificare determinati eventi ed è figlia di determinati istituti contrattuali (come ad esempio sono la tredicesima, la quattordicesima e le ferie);
  • differita. Sono particolari emolumenti che, pur maturando nel corso del tempo, vengono erogati in particolari momenti, come ad esempio il Trattamento di Fine Rapporto o la tredicesima.

Reddito netto: come viene calcolato

Sostanzialmente il reddito netto in busta paga costituisce l’importo che il lavoratore riceve periodicamente, a fronte della propria prestazione lavorativa. Il reddito netto viene calcolato partendo da uno stipendio lordo, che è, in estrema sintesi, l’importo che viene pattuito con il datore di lavoro per la prestazione lavorativa. A questo stipendio lordo devono essere applicate le detrazioni fiscali e previdenziali, che sono previste dalla legge.

Per sapere quale sia il reddito netto è necessario, quindi, sapere quale sia lo stipendio lordo mensile. Questo importo include il salario base, eventuali premi o commissioni e qualsiasi altro emolumento che è previsto direttamente dal contratto di lavoro.

Da questo importo devono essere detratte le eventuali trattenute fiscali e previdenziali obbligatorie, come ad esempio l’Irpef, la contribuzione previdenziale a carico del lavoratore e quella a carico dell’azienda. E qualsiasi altra trattenuta prevista dalla legge. Il risultato che si ottiene è il reddito netto in busta paga.

Ecco sinteticamente le voci che costituiscono lo stipendio lordo:

  • retribuzione lorda (R.L.)
  • contributi previdenziali (normalmente 9,19% di R.L.)
  • imponibile Fiscale
  • trattenute Irpef al netto delle detrazioni fiscali
  • salario netto da trattenute
  • eventuali bonus

salario netto percepito in busta paga

Pierpaolo Molinengo

GIORNALISTA

 

 

domenica 28 maggio 2023

Sii greco per un giorno

 


Baklava, Tzatziki,Kadaifi,Melitzanosaláta. È ancora l’aglio a insaporire.

 I piatti tipici greci sono infatti parte di una fantastica esperienza nel Paese e contribuiscono a rendere la Grecia amata e scelta da un numero sempre maggiore di turisti, attirati dal mare, dalla bellezza dei luoghi e anche dal cibo.

venerdì 19 maggio 2023

Guida alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi


 

Pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi: chi sono i quindicenni, come funziona la deroga al requisito contributivo e i casi particolari.

Per i cosiddetti quindicenni la pensione arriva con uno sconto: con 15 anni di contributi, in deroga alla disciplina vigente che prevede invece 20 anni di contribuzione accreditata. Il tutto però a patto di possedere determinati requisiti previsti dalla normativa vigente. Vediamoli in dettaglio.

=> Calcola la tua pensione online

Pensione Quindicenni: requisiti

Pensione anticipata 2021: tutte le opzioni14 Marzo 2022Anche a seguito della Riforma delle Pensioni Fornero (art. 24 della legge 22 dicembre 2011, n. 214), ai quindicenni è stata lasciata la facoltà di conseguire la pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi, invece di 20. A chiarirlo è stato tempo fa lo stesso INPS (Circolare n. 16/2013), precisando che anche dopo il 2011 resta in vigore la possibilità per alcuni lavoratori e lavoratrici iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (AGO) e alle forme sostitutive ed esclusive in possesso di contribuzione prima del 1996 (quindi con pensione calcolata con il sistema retributivo e misto) di mantenere il requisito contributivo previsto prima dell’introduzione della Riforma Amato del 1992 (articolo 2, comma 3 del Dlgs 503/1992) ai fini del conseguimento della pensione di vecchiaia.

=> Pensioni retributive: cosa sono le aliquote di rendimento

I cosiddetti quindicenni, ovvero coloro che possono accedere alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi, così come individuati dall’articolo 2, comma 3, del d.lgs. n. 503 del 1992 sono i lavoratori che:

1.     hanno perfezionato 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992. Sono utili sono utili tutti i contributi a qualsiasi titolo versati. I contributi figurativi, da riscatto e da ricongiunzione riferiti a periodi che si collocano entro il 31 dicembre 1992 possono essere valutati anche se riconosciuti a seguito di domanda successiva a tale data;

2.     sono stati autorizzati al versamento dei contributi volontari entro il 31 dicembre 1992, anche se poi non hanno versato i contributi volontari;

3.     sono lavoratori dipendenti con un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni e che risultano occupati per almeno 10 anni (anche non consecutivi) per periodi di durata inferiore a 52 settimane nell’anno solare (lavoratori stagionali o con attività lavorative discontinue), maturati anche successivamente al 31 dicembre 1992, considerando però solo la contribuzione obbligatoria;

4.     lavoratori che al 31/12/1992 hanno maturato un’anzianità contributiva tale che, pur se incrementata dei periodi intercorrenti tra il 1° gennaio 1993 e la fine del mese di compimento dell’età pensionabile, non raggiungerebbero il requisito contributivo richiesto in quel momento.

La deroga al requisito contributivo di 20 anni non può essere applicata per i lavoratori del comparto Ferrovie dello Stato e gli iscritti alla Gestione Separata.

Pensione Quindicenni: casi particolari

Per l’applicazione della deroga in parola, ovvero per l’accesso alla pensione quindicenni, si segnalano i seguenti casi specifici:

·         nelle gestioni ex-INPDAP (dipendenti pubblici) i quindicenni sono solo coloro che rientrano nei profili di cui al punto 1 e 4;

·         nella gestione ex-ENPALS (spettacolo e sportivi professionisti) la pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi riguarda solo i profili 1, 2 e 4;

·         nel Fondo Quiescenza Poste solo i quindicenni del profilo 4.

Pensione Quindicenni: età pensionabile e decorrenza

Nessuna deroga per l’età pensionabile: l’età anagrafica per l’accesso alla pensione di vecchiaia rimane quella valida per tutti i lavoratori, fissata dalla Legge Fornero. L’unico sconto riguarda gli anni di contributi, che possono essere 15 in luogo di 20. Ricordiamo che oggi alla pensione di vecchiaia si accede con 67 anni di età (e per i non quindicenni 20 di contributi), questo sia per i lavoratori che per le lavoratrici dipendenti del settore privato e pubblico. Alle pensioni quindicenni non si applicano le finestre mobili, quindi la pensione decorre il primo giorno del mese successivo al perfezionamento del requisito anagrafico.

di Noemi Ricci

In pensione a 71 anni con 5 anni di contributi

 


ANTONIO CHIEDE:

Quali sono i riferimenti normativi per la pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi per chi ha almeno 71 anni di età? Al Caf non conoscono questa possibilità.

Il riferimento normativo è la Riforma Fornero.

Il comma 7 dell’articolo 24 del decreto legge 201/2011 prevede che il diritto alla pensione di vecchiaia si consegua con il requisito anagrafico (attualmente pari a 67 anni) e 20 anni di contributi.

Senza pensione a 70 anni, come maturare una prestazione?2 Maggio 2023I lavoratori cosiddetti contributivi puri (primo versamento successivo al primo gennaio 1996) devono anche avere maturato, nel momento in cui si ritirano, un assegno pari ad almeno 1,5 volte il minimo. Questo stesso articolo prosegue specificando la seguente regola:

Si prescinde dal predetto requisito di importo minimo se in possesso di un’età anagrafica pari a 70  anni, ferma restando un’anzianità contributiva minima effettiva di cinque anni.

=> Pensione vecchiaia: guida ai requisiti anagrafici e contributivi

In considerazione degli adeguamento alle aspettative di vita nel frattempo scattati, attualmente il requisito anagrafico è salito a 71 anni.

Risposta di Barbara Weisz

18 Maggio 2023 15:01

domenica 14 maggio 2023

Festa della Mamma: quest'anno la festeggiamo il 14 maggio

 

 


La festa della mamma è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo. In Italia cadeva regolarmente l'8 maggio, fin quando non si decise di fissarla alla seconda domenica di maggio, come negli Stati Uniti.

Costituisce una festa molto antica, legata al culto delle divinità della fertilità degli antichi popoli politeisti, che veniva celebrato proprio nel periodo dell'anno in cui il passaggio della natura dal freddo e statico inverno al pieno dell'estate dei profumi e dei colori (e della prosperità nelle antiche civiltà contadine) era più evidente

La festa della mamma fu istituita nel 1914 negli stati Uniti su proposta di Anna M. Jarvis.
Anna era molto legata alla madre, un'insegnante della Andrews Methodist Church di Grafton, nel West Virginia.
Dopo la morte della madre, Anna si impegnò inviando lettere a ministri e membri del congresso affinché venisse celebrata una festa nazionale dedicata a tutte le mamme. Questa festa doveva rappresentare un segno d'affetto di tutti nei confronti della propria madre mentre questa era ancora viva.

ALLA MAMMA

 

TU, MAMMA, NEL’IMMENSITA DEL MONDO RAPPRESENTI UN  PICCOLO PUNTINO UMANO..

MA, PER ME, SEI TANTO GRANDE CHE IL MIO CUORE NON PUO’ CONTENERTI !

OGNI MIO RESPIRO SCANDISCE il TUO NOME

SIN DAL GIORNO CHE MI DESTI LA VITA

E, QUANDO SOFFRO, BASTA LA TUA IMMAGINE PER ASIUGARE LE MIE LACRIME

E, QUANDO SONO FELICE, RIVIVO IL TUO SORRISO!

 

CARA MAMMA TANTE VOLTE  VORREI TORNAR BAMBINA PER ESSERE STRETTA 

DALLE TUE BRACCIA, COME ALLORA QUANDO MI PROTEGGEVI DAI TANTI PERICOLI DEL MONDO!

IL TEMPO HA RESI BIANCHI I TUOI CAPELLI  ED  UN’OMBRA DI STANCHEZZA SOLCA IL TUO VISO…

PER QUESTO NON  VOGLIO PIU’AFFIDARDATI LE MIE PENE MA VEGLIARE SULLE TUE!

AFFIDO INVECE AL VENTO QUESTO MIO MESSAGGIO D’AMORE, OVUNQUE TU SIA….

SIA SEDUTA NELLA TUA VECCHIA POLTRONA, CHINA SUL RICAMO

 O SALITA  SU NEL CIELO, TRA LA SCHIERA DEGLI ANGELI,

CHE VOLANO TRA LE NUVOLE

MA SO’ CHE, SEMPRE TI AVRO’ VICINA

LA POETESSA GIOVANNA