Pensioni più basse dal 2019: cerchiamo
di capire perché e da quando. Ultime novità in materia e qualche considerazione
sulle attuali proposte politiche di riforma delle pensioni.
10 GIUGNO 2018
Le pensioni
saranno più basse nei prossimi due anni; le ultime notizie non sono
quindi favorevoli per i pensionati italiani.
A determinare questo
effetto è l’abbassamento dei coefficienti di trasformazione che
verranno applicati alle pensioni che verranno liquidate negli anni 2019 e 2020.
I nuovi valori sono contenuti nel decreto del ministero del lavoro e del
ministero dell’economia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di ieri.
Si tratta, in
particolare, del D.M. 15 maggio 2018 rubricato “Revisione triennale dei
coefficienti di trasformazione del montante contributivo”
(18A03969 - Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.131 del 08-06-2018).
Il D.M. in oggetto
consta di un unico articolo che recita come segue:
“A decorrere dal 1° gennaio 2019, i divisori e i coefficienti di
trasformazione di cui alla Tabella A dell’Allegato 2 della legge 24 dicembre
2007, n. 247 e alla Tabella A della legge 8 agosto 1995, n. 335, sono
rideterminati nella misura indicata dalla tabella allegata al presente decreto,
di cui costituisce parte integrante”.
I coefficienti di
trasformazione che renderanno più bassi gli importi delle pensioni erogate tra
il 2019 ed il 2020 sono contenuti nell’allegato al D.M.
Ecco la tabella
con i nuovi coefficienti da applicare per il calcolo delle pensioni
2019 e 2020:
Età
|
Divisori
|
Valori
|
57
|
23,812
|
4,200%
|
58
|
23,236
|
4,304%
|
59
|
22,654
|
4,414%
|
60
|
22,067
|
4,532%
|
61
|
21,475
|
4,657%
|
62
|
20,878
|
4,790%
|
63
|
20,276
|
4,932%
|
64
|
19,672
|
5,083%
|
65
|
19,064
|
5,245%
|
66
|
18,455
|
5,419%
|
67
|
17,844
|
5,604%
|
68
|
17,231
|
5,804%
|
69
|
16,609
|
6,021%
|
70
|
15,982
|
6,257%
|
71
|
15,353
|
6,513%
|
Pensioni più basse:
come funziona il meccanismo dei coefficienti di trasformazione
Il montante
previdenziale accumulato dal lavoratore viene moltiplicato per un
coefficiente fisso - detto proprio coefficiente di trasformazione - che
consente di rivalutare l’importo medesimo della futura pensione.
Il coefficiente di
trasformazione è direttamente proporzionale all’età dei futuri
pensionati, nel senso che aumenta con l’aumentare dell’età in cui si decide (o
meglio, si ha la possibilità) di andare in pensione.
Attenzione: il
meccanismo sopra spiegato si applica solo ed esclusivamente alla parte
contributiva della pensione. Di conseguenza, per chi aveva già 18 anni di
contributi versati alla fine del 1995, la quota contributiva si applica agli
anni lavorati a partire dal 2012, mentre per tutti gli altri si applica agli
anni di contributi dal 1996 in poi.
Perché le pensioni
saranno più basse nei prossimi anni? Qual è la ratio del meccanismo che sta
alla base dei coefficienti di trasformazione?
Lo spiega molto bene
Matteo Prioschi, in un articolo di oggi pubblicato sul
Sole24Ore:
“L’aggiornamento dei coefficienti serve per “calmierare” l’effetto
economico dell’incremento dei requisiti anagrafici per andare in pensione.
Quale conseguenza dell’aumento della speranza di vita, nel 2019 la pensione di
vecchiaia, ad esempio, si raggiungerà a 67 anni (con applicazione del
coefficiente 5,604%), mentre oggi sono sufficienti 66 anni e 7 mesi
(coefficiente 5,169%). Quindi il primo assegno previdenziale si otterrà più
tardi e con un coefficiente leggermente più basso. Tuttavia, dato che si lavorerà
5 mesi in più, il montante contributivo accumulato sarà un po’ più elevato e
questo più o meno compenserà il meccanismo di trasformazione meno favorevole.”
Pensioni, ultime
novità: il Governo “studia” quota 41
Nel frattempo, il neo
Governo targato Lega e M5S è all’opera per riformare il sistema pensionistico.
Se da un lato appare
sempre più certo che verrà introdotta la quota 100 per
l’accesso alla pensione e che molto probabilmente verrà introdotto il requisito
anagrafico minimo di 64 anni di età, altrettanta chiarezza non vi è sulla quota
41.
Ad oggi, per effetto
dei vari correttivi alla riforma Fornero introdotti dal Governo
Renzi-Gentiloni, la quota 41 è un beneficio riconosciuto soltanto ai lavoratori
precoci, ovvero coloro che hanno lavorato almeno 12 mesi prima del compimento
dei 19 anni.
L’obiettivo di Lega e M5S, secondo le
indiscrezioni trapelate negli ultimi tempi sia da organi di stampa che dagli
stessi esponenti del nuovo Governo Conte, sarebbe quello di estendere la quota
41 a tutti, senza paletti sull’età anagrafica.
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