Cosa
succede se prelevi molti soldi allo sportello della banca e te li fai
consegnare in contanti? Quali controlli possono fare la banca e l’Agenzia delle
Entrate sull’utilizzo del denaro?
Dopo aver
letto la nostra guida sul limite
versamenti contanti su conto corrente sai bene ora che depositare
denaro contante in banca può essere molto rischioso nonostante non esista alcun
limite imposto dalla normativa sull’antiriciclaggio. Questo perché c’è una
norma del Testo Unico delle imposte sui redditi [1] secondo
cui i bonifici o i versamenti sul conto corrente, se non giustificati o
giustificabili, si presumono essere reddito e, quindi, vanno tassati. Il regalo
di un familiare che non può essere dimostrato, la vincita al bingo o la giocata
alle scommesse potrebbero insomma costarti un accertamento fiscale se non hai
una convincente difesa da opporre all’Agenzia delle Entrate.
A questo
punto, ti chiederai se esiste anche un limite al prelievo di contanti
dal conto corrente. Anche in questo caso la risposta deve fare i conti da un
lato con la normativa sulla tracciabilità dei pagamenti e, dall’altro, con
quella fiscale. Ma procediamo con ordine.PUBBLICITÀ
Indice
- 1 Si
possono prelevare dal conto più di tremila euro?
- 2 La
richiesta di chiarimenti da parte della banca
- 3 I
controlli fiscali in caso di prelievi di contanti dal conto corrente
- 4 Abolizione
limiti contanti: GUARDA IL VIDEO
Si
possono prelevare dal conto più di tremila euro?
Avrai di
certo sentito dire che la legge [2] vieta i trasferimenti
di contanti per cifre pari o superiori a 3mila euro. Questa norma,
però, non si applica né ai prelievi, né ai versamenti in banca visto che, in
questo caso, la proprietà del denaro resta sempre in capo allo stesso soggetto
(il correntista), essendo l’istituto di credito un mero depositario e custode.
Detto ciò,
quindi, non si rischia la famigerata multa
per l’uso del contante che va da 3mila a 50mila euro, né tantomeno si
rischiano sanzioni penali.
In teoria,
quindi, puoi anche estinguere il conto corrente e chiedere di ottenere i tuoi
risparmi in contanti. L’unico limite al prelievo scatta per importi
superiori a 12.500 euro: in questo caso, vi è il divieto di trasferire
somme di denaro senza un intermediario abilitato (come la
banca), il che è richiesto dalla normativa sull’antiriciclaggio.
Ma
attenzione: con una recente modifica alle norme è stata prevista una
segnalazione obbligatoria alla Uif (l’Unità di informazione finanziaria) da
parte delle banche per tutti i
prelievi superiori a 10mila euro nell’arco dello stesso mese. E ciò
vale anche se si tratta di prelievi frazionati in più operazioni di importo
inferiore (ad esempio 10 prelievi da mille euro). La segnalazione viene fatta
non per una questione fiscale ma per un controllo sulle attività illecite. Non
finisce quindi all’Agenzia delle Entrate, ma potrebbe approdare alla Procura
della Repubblica. Si tratta, è bene chiarirlo subito, di « controlli» e non di
«divieti», siamo fuori dal perimetro delle segnalazioni per operazioni sospette
(Sos) ma comunque, secondo la Gdf e la Direzione investigativa antimafia, in un
ambito che deve essere monitorato per incrociare informazioni su chi è troppo
appassionato al contante, «strumento anonimo e non tracciabile».
L’obbligo,
già introdotto nel 2017 con le modifiche al decreto antiriciclaggio (Dlgs
231/2007), è stato meglio dettagliato dal Provvedimento dell’Uif del 28 marzo
scorso. Le comunicazioni oggettive non sono controlli fiscali né di polizia ma
servono, in ultima analisi, a “raffinare” le segnalazioni di operazioni sospette,
inviate oggi a decine di migliaia ma spesso solo per evitare rischi
all’intermediario più che per intercettare operazioni realmente a rischio
riciclaggio/terrorismo.
C’è poi un
ulteriore limite: una volta in possesso dei contanti, non potrai
spenderli o trasferirli a un’altra persona se si tratta di importi pari o
superiori a 3mila euro. Potrai conservarli a casa o utilizzarli per i tuoi
acquisti solo per spese più ridotte.
Devi sapere
che per effetto della Legge di Bilancio 2020, sarà modificata la normativa
sull’antiriciclaggio per quanto riguarda il limite del contante. Dal 1° luglio
2020 fino al 31 dicembre 2021, si abbassa il tetto all’uso di contanti a
1.999,99 euro. Non si potranno fare in contanti né pagamenti, né prestiti, né
donazioni a partire da 2.000 euro in su, ma bisognerà optare per strumenti
tracciabili (bonifici, assegni, carte di debito e carte di credito). Dal 1°
gennaio 2022, il tetto si abbassa ulteriormente a 1.000 euro.
Se sei un imprenditore e il conto è
intestato alla tua azienda devi stare molto attento. La legge, infatti, fissa
un doppio limite: se, nel fare il prelievo di contanti dal conto corrente,
superi il tetto di mille euro al giorno o di 5mila euro al mese, devi
conservare i documenti per dimostrare al fisco il beneficiario del pagamento.
La richiesta di chiarimenti da parte della banca
Se il prelievo di contanti dal tuo conto è
consistente – ad esempio supera cinquemila euro – lo sportellista potrebbe
chiederti chiarimenti sull’uso che intendi fare di tale denaro. Lo farà non per
denunciarti all’Agenzia delle Entrate, ma in ottemperanza alla normativa
sull’antiriciclaggio. Nel caso in cui l’operazione dovesse risultargli
sospetta, dovrà segnalarti alla direzione della banca. Quest’ultima valuterà se
mandare gli atti alla Uif (Unità di informazione finanziaria) che, a sua volta,
potrebbe (nei casi più gravi) segnalare l’episodio alla Procura della
Repubblica per le indagini. Insomma, l’eventualità è remota e, soprattutto,
confinata ai casi più torbidi.
I
controlli fiscali in caso di prelievi di contanti dal conto corrente
Diverse e
molto più stringenti sono le regole sui controlli fiscali in caso di
prelievi di contanti dal conto corrente bancario. Ancora una volta qui
dobbiamo distinguere tra contribuenti disoccupati, pensionati o che svolgono un
lavoro dipendente e quelli che, invece, sono titolari di una partita
Iva e svolgono attività imprenditoriale.
Per i
primi non sono previsti controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate sui
prelievi in banca. Il che significa che se dovessi prendere dal conto 5mila
euro in contanti e spenderli in una sola giornata, nessuno potrà dirti nulla.
Attento però a non comprare beni di lusso come auto o case se non hai un
reddito che può supportare tali spese. In queste ipotesi, infatti, incorreresti
sicuramente in un accertamento
fiscale tramite redditometro. Tale accertamento scatta tutte le volte in
cui mantieni un tenore di vita superiore alle tue possibilità. Per evitare
sanzioni fiscali, sarà meglio che, piuttosto di spendere il contante, utilizzi
i bonifici bancari. In quel caso, avrai la prova che il denaro utilizzato non
deriva da evasione, ma era già “tracciato” in banca.
Invece per
gli imprenditori, vige una regola diversa: il denaro prelevato
dalla banca, se non giustificato, si presume utilizzato per investimenti e,
quindi, viene tassato. In buona sostanza, se hai un conto corrente intestato
alla tua azienda devi conservare un documento con data certa che attesta
l’utilizzo che hai fatto dei soldi (ad esempio il pagamento di un risarcimento
a una persona che hai investito con la bicicletta); altrimenti l’Agenzia delle
Entrate potrà presumere magari che hai comprato merce per venderla senza emettere
fattura o altre attività rivolte all’evasione
fiscale.
Chiudiamo il
cerchio con i professionisti, categoria “di mezzo” che ha dato più
volte problemi interpretativi. Dopo un intervento della Corte Costituzionale
del 2014, anche la Cassazione ha ritenuto che medici, avvocati, ingegneri,
commercialisti, ecc. dovessero essere equiparati ai “comuni” contribuenti: non
essendo soggetti a una contabilità separata, i prelievi dal conto corrente non
sarebbero quindi sottoposti a controlli fiscali. Questo
orientamento, però, di recente, è stato sconfessato da una sentenza [3],
sempre a firma della Cassazione.
Secondo
questo orientamento – che tuttavia è rimasto isolato – i professionisti
sarebbero equiparabili agli imprenditori: quindi, l’Agenzia delle Entrate può
presumere che dietro i prelievi di contanti, se l’utilizzo del denaro non viene
giustificato, vi sia un’evasione. Il che è assurdo: verrebbe così imposto a
tutti i professionisti di tenere un conto dedicato all’attività lavorativa,
distinto da quello personale con il quale fare la spesa al supermercato. Ma la
legge non prevede questo onere. Maggiori informazioni sull’argomento
nell’articolo I
controlli del fisco sul conto corrente di professionisti e autonomi.
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