Nel 2020 gli anziani
saranno di più dei bambini sotto i 5 anni "Oggi, per la prima volta
nella storia la maggior parte delle persone hanno una aspettativa di vita di 60
anni e oltre": comincia così il primo Report globale su
Invecchiamento e salute prodotto dall'Organizzazione
mondiale per la sanità presentato oggi alla vigilia della Giornata
Internazionale degli Anziani , che si tiene il 1 ottobre.
Secondo il Report la popolazione anziana entro cinque anni supererà quella dei
bambini sotto i 5 anni e nel 2050 gli over 60 dagli attuali 900 milioni passerà
a quasi 2 miliardi. Altro dato, già noto: il Giappone è il Paese più longevo,
l'Italia è seconda e prima in Europa. Inoltre: 125 milioni di persone nel mondo
raggiungono gli 80 anni; entro il 2050 saranno 120 milioni solo in Cina, mentre
434 milioni nel resto mondo.
I dati. Le previsioni per il 2050 dicono che l'80% degli over 60 vivrà nei Paesi a medio e basso reddito. Per capire la velocità del processo di cambiamento: in 150 anni in Europa la popolazione anziana è aumentata dal 10% all'attuale 20%; in Brasile, Cina e India basteranno 20 anni per raggiungere lo stesso cambiamento. "Ai tempi di imprevedibili sfide per la salute, vuoi per i cambiamenti climatici, per malattie infettive emergenti o per il nuovo batterio che sviluppa una farmaco-resistenza, un trend è certo: ovunque nel mondo l'età della popolazione è rapidamente aumentata. . Le conseguenze per la salute, i sistemi sanitari, i loro lavoratori e i budget sono profonde", spiega Margaret Chan, Direttore generale del'Organizzazione Mondiale della Sanità:
Il caso italiano. Accessibilità universale delle cure, buon sistema sanitario, stile di vita: sono le architravi del record italiano, con il 21,4% over65 e il 6,4% over80. Seguono Germania e Portogallo. Ma entro 20 anni anche Cile, Cina, Iran e Russia avranno una proporzione simile di popolazione anziana. "Un bambino nato in Brasile o in Myanmar (ex Birmania) nel 2015 può aspettarsi un vita più lunga di 20 anni rispetto a chi è nato nel 1965, solo 50 anni fa", segnala il Report, "Nella Repubblica Islamica dell'Iran nel 2015 solo 1 cittadino su 10 ha più di 60 anni; nei 35 anni a venire l'aumento porterà ad 1 su 3. Mai stato così veloce il cambiamento della popolazione anziana". E ancora il Report: "Sebbene qualche diversità nell'età degli anziani riflette la nostra eredità genetica, gran parte deriva dall'ambiente fisico e sociale in cui viviamo. Casa, vicini, comunità possono avere un effetto sulla salute, anche attraverso barriere o incentivi che influenzano decisioni, comportamenti, opportunità".
Lo stereotipo dell'anziano. Esiste un modo di vedere gli anziani - fragili e dipendenti - che va destrutturato, dice il Report Oms, valorizzando il loro contributo. Una ricchezza e non un peso. Ma è vero, come qualcuno sostiene, che "i 70 anni sono i nuovi Sessanta"? La risposta del Report è, "non ancora, ma possiamo cambiare e riuscirci". Studi longitudinali su grandi numeri dimostrano che dal 1916 al 1958 è diminuita la prevalenza delle disabilità più gravi ma non per quelle minori. Ci sono poche prove a dimostrazione del fatto che gli anni in più di oggi siano vissuti più in salute rispetto a quanto non sia accaduto per le generazioni precedenti alla stessa età. "Purtroppo i 70 anni non sembrano ancora essere diventati i nuovi 60" afferma Flavia Bustreo, vice direttore generale dell'Oms per la Salute della famiglia, delle donne e dei bambini, a capo del team di sviluppo della Global Strategy, "Ma potrebbe essere così. Anzi, dovrebbe essere così". Comunque chi vive più a lungo e in condizioni migliori fa parte, in genere, di quel segmento più avvantaggiato della società.
Le strategie. Per migliorare il pianeta che invecchia si può fare molto e l'Oms segnala tre condizioni socio-politiche. Con la premessa che "affrontare il problema è un investimento e non un costo". E la questione della spesa è cruciale: "Per esempio", scrive il Rapporto Oms, "circa il 10% di tutta la spesa per l'assistenza alla salute in Australia e in Olanda e circa il 22% negli Usa riguarda la popolazione negli ultimi 20 anni della loro esistenza. L'aumento dei costi in concomitanza con gli ultimi anni di vita appare però minore nei gruppi di età più avanzata". Problematiche complesse: "In Germania quasi un quarto dei 70-85enni ha cinque o più malattie". Quale strategia propone l'Oms? Per prima cosa rendere i luoghi in cui viviamo molto più piacevoli e fruibili per le persone anziane.
Le buone pratiche. Esempi di buone pratiche aiutano: la rete globale dell'Oms delle Città e dei Comuni Amici degli Anziani (Age-friendly) che comprende attualmente oltre 280 città, in 33 Paesi, tra cui Udine in Italia. Si va da un progetto per migliorare la sicurezza degli anziani nei quartieri poveri di Nuova Delhi a delle strutture ricettive in Australia e Irlanda per contrastare l'isolamento sociale e la solitudine. Secondo punto: allineare i sistemi sanitari alle esigenze degli anziani, con un passaggio deciso al tema della cronicità. Anche qui esistono buone pratiche, come la creazione di team composti da varie figure di specialisti, dove si esaltano i ruoli di fisioterapisti, psicologi, nutrizionisti, terapisti occupazionali, come in Brasile, o la condivisione di cartelle cliniche computerizzate tra diversi istituti di assistenza in Canada.
I costi. Infine il tema dei costi e dei sistemi di assistenza a lungo termine, evitando l'uso improprio dei servizi sanitari e garantendo diritti e dignità a chi vive gli ultimi anni della propria esistenza. E dando, si sofferma il Report, maggiore libertà alle donne, che spesso sono coloro che si prendono in carico la cura per i familiari più anziani. L'esempio dell'Olanda con il sostegno via Internet per chi assiste un familiare o di sostegno alle associazioni delle persone anziane che forniscono il supporto tra pari in Vietnam, possono essere seguiti. "Sebbene queste azioni richiedano risorse", conclude il Report, "assomigliano più ad un investimento per la società del futuro: un futuro che dà alle persone più anziane la libertà di vivere vite che le precedenti generazioni non avrebbero mai potuto immaginare".
Il ruolo delle donne. Non solo sostegno e assistenza per anziani e malati, ma supporto per le nuove generazioni. "Nelle Zambia, per esempio, circa un terzo delle donne più anziane sono il sostegno e coloro che si prendono cura dei nipoti i cui genitori sono morti per l'epidemia di Hiv o sono emigrati per lavoro", dice il Report. Nonostante tutti i problemi delle realtà femminili nel mondo, uno dei target degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibili per il 2030 decisi a fine settembre dall'Onu: "Avendo lavorato spesso in casa, le donne più anziane possono avere minori pensioni e sussidi, un minor accesso alle cure sanitarie e ai servizi sociali rispetto agli uomini. Le donne anziane hanno anche un rischio maggiore di abusi e, in generale, peggiori condizioni di salute", conclude Flavia Bustreo.
I dati. Le previsioni per il 2050 dicono che l'80% degli over 60 vivrà nei Paesi a medio e basso reddito. Per capire la velocità del processo di cambiamento: in 150 anni in Europa la popolazione anziana è aumentata dal 10% all'attuale 20%; in Brasile, Cina e India basteranno 20 anni per raggiungere lo stesso cambiamento. "Ai tempi di imprevedibili sfide per la salute, vuoi per i cambiamenti climatici, per malattie infettive emergenti o per il nuovo batterio che sviluppa una farmaco-resistenza, un trend è certo: ovunque nel mondo l'età della popolazione è rapidamente aumentata. . Le conseguenze per la salute, i sistemi sanitari, i loro lavoratori e i budget sono profonde", spiega Margaret Chan, Direttore generale del'Organizzazione Mondiale della Sanità:
Il caso italiano. Accessibilità universale delle cure, buon sistema sanitario, stile di vita: sono le architravi del record italiano, con il 21,4% over65 e il 6,4% over80. Seguono Germania e Portogallo. Ma entro 20 anni anche Cile, Cina, Iran e Russia avranno una proporzione simile di popolazione anziana. "Un bambino nato in Brasile o in Myanmar (ex Birmania) nel 2015 può aspettarsi un vita più lunga di 20 anni rispetto a chi è nato nel 1965, solo 50 anni fa", segnala il Report, "Nella Repubblica Islamica dell'Iran nel 2015 solo 1 cittadino su 10 ha più di 60 anni; nei 35 anni a venire l'aumento porterà ad 1 su 3. Mai stato così veloce il cambiamento della popolazione anziana". E ancora il Report: "Sebbene qualche diversità nell'età degli anziani riflette la nostra eredità genetica, gran parte deriva dall'ambiente fisico e sociale in cui viviamo. Casa, vicini, comunità possono avere un effetto sulla salute, anche attraverso barriere o incentivi che influenzano decisioni, comportamenti, opportunità".
Lo stereotipo dell'anziano. Esiste un modo di vedere gli anziani - fragili e dipendenti - che va destrutturato, dice il Report Oms, valorizzando il loro contributo. Una ricchezza e non un peso. Ma è vero, come qualcuno sostiene, che "i 70 anni sono i nuovi Sessanta"? La risposta del Report è, "non ancora, ma possiamo cambiare e riuscirci". Studi longitudinali su grandi numeri dimostrano che dal 1916 al 1958 è diminuita la prevalenza delle disabilità più gravi ma non per quelle minori. Ci sono poche prove a dimostrazione del fatto che gli anni in più di oggi siano vissuti più in salute rispetto a quanto non sia accaduto per le generazioni precedenti alla stessa età. "Purtroppo i 70 anni non sembrano ancora essere diventati i nuovi 60" afferma Flavia Bustreo, vice direttore generale dell'Oms per la Salute della famiglia, delle donne e dei bambini, a capo del team di sviluppo della Global Strategy, "Ma potrebbe essere così. Anzi, dovrebbe essere così". Comunque chi vive più a lungo e in condizioni migliori fa parte, in genere, di quel segmento più avvantaggiato della società.
Le strategie. Per migliorare il pianeta che invecchia si può fare molto e l'Oms segnala tre condizioni socio-politiche. Con la premessa che "affrontare il problema è un investimento e non un costo". E la questione della spesa è cruciale: "Per esempio", scrive il Rapporto Oms, "circa il 10% di tutta la spesa per l'assistenza alla salute in Australia e in Olanda e circa il 22% negli Usa riguarda la popolazione negli ultimi 20 anni della loro esistenza. L'aumento dei costi in concomitanza con gli ultimi anni di vita appare però minore nei gruppi di età più avanzata". Problematiche complesse: "In Germania quasi un quarto dei 70-85enni ha cinque o più malattie". Quale strategia propone l'Oms? Per prima cosa rendere i luoghi in cui viviamo molto più piacevoli e fruibili per le persone anziane.
Le buone pratiche. Esempi di buone pratiche aiutano: la rete globale dell'Oms delle Città e dei Comuni Amici degli Anziani (Age-friendly) che comprende attualmente oltre 280 città, in 33 Paesi, tra cui Udine in Italia. Si va da un progetto per migliorare la sicurezza degli anziani nei quartieri poveri di Nuova Delhi a delle strutture ricettive in Australia e Irlanda per contrastare l'isolamento sociale e la solitudine. Secondo punto: allineare i sistemi sanitari alle esigenze degli anziani, con un passaggio deciso al tema della cronicità. Anche qui esistono buone pratiche, come la creazione di team composti da varie figure di specialisti, dove si esaltano i ruoli di fisioterapisti, psicologi, nutrizionisti, terapisti occupazionali, come in Brasile, o la condivisione di cartelle cliniche computerizzate tra diversi istituti di assistenza in Canada.
I costi. Infine il tema dei costi e dei sistemi di assistenza a lungo termine, evitando l'uso improprio dei servizi sanitari e garantendo diritti e dignità a chi vive gli ultimi anni della propria esistenza. E dando, si sofferma il Report, maggiore libertà alle donne, che spesso sono coloro che si prendono in carico la cura per i familiari più anziani. L'esempio dell'Olanda con il sostegno via Internet per chi assiste un familiare o di sostegno alle associazioni delle persone anziane che forniscono il supporto tra pari in Vietnam, possono essere seguiti. "Sebbene queste azioni richiedano risorse", conclude il Report, "assomigliano più ad un investimento per la società del futuro: un futuro che dà alle persone più anziane la libertà di vivere vite che le precedenti generazioni non avrebbero mai potuto immaginare".
Il ruolo delle donne. Non solo sostegno e assistenza per anziani e malati, ma supporto per le nuove generazioni. "Nelle Zambia, per esempio, circa un terzo delle donne più anziane sono il sostegno e coloro che si prendono cura dei nipoti i cui genitori sono morti per l'epidemia di Hiv o sono emigrati per lavoro", dice il Report. Nonostante tutti i problemi delle realtà femminili nel mondo, uno dei target degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibili per il 2030 decisi a fine settembre dall'Onu: "Avendo lavorato spesso in casa, le donne più anziane possono avere minori pensioni e sussidi, un minor accesso alle cure sanitarie e ai servizi sociali rispetto agli uomini. Le donne anziane hanno anche un rischio maggiore di abusi e, in generale, peggiori condizioni di salute", conclude Flavia Bustreo.
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