Riguardano solo gli anziani, dipendono dal clima, provocano dolori che vanno e vengono insieme alle stagioni. Come ci si cura? Basta evitare gli sforzi. Da un’indagine condotta dall’Osservatorio Apmar in Italia le patologie reumatiche sono ancora sconosciute e sottovalutate
redazione HealthDesk,
Il capitolo sulle malattie reumatiche devono averlo saltato in tanti. Così il al “test” di verifica delle competenze, i 4.500 italiani tra i 20 e i 65 anni coinvolti nell’indagine dall’Osservatorio Apmar (Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare) vengono per lo più bocciati.
La maggior parte degli intervistati (56%) associa erroneamente le malattie reumatiche principalmente a mal di schiena, come lombalgia (56%) e sciatalgia (52%), pensa che insorgano solo nella terza età (34%) e che siano dovute soprattutto a fattori ambientali come freddo e umidità (32%).
Il 23 per cento degli italiani ritiene poi che si possano sempre prevenire e che per curarle, oltre ai farmaci appositi (26%), possa essere sufficiente fare attenzione all’alimentazione (13%) e agli sforzi fisici (21%).
La ricerca è stata effettuata con questionari in rete con metodologia Web Opinion Analysis e presentata in occasione del convegno “Malattie reumatiche, Apmar e le sfide di domani”.
Quante tipologie di malattie reumatiche esistono?
Per un italiano su 3 (33%) sono tra dieci e venti quando in realtà superano le 150, risposta corretta data da appena il 5 per cento dei soggetti monitorati.
Ma a che età possono colpire?
Per il 34 per cento degli italiani possono insorgere solo in età avanzata mentre solo il 21 per cento ritiene correttamente che non ci sia un’età specifica perché colpiscano.
«Una delle concezioni del tutto falsa - spiega Luigi Sinigaglia, reumatologo all’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano - è che le malattie reumatiche colpiscano solo gli anziani. Esistono certamente malattie che hanno una maggior prevalenza nei soggetti anziani, ma la maggior parte colpiscono soggetti giovani, in piena attività lavorativa. Ne sono un esempio l’artrite reumatoide e le spondiloartriti che di solito iniziano in giovane età, così come le malattie sistemiche del connettivo che sono più tipiche della donna in età fertile. Alcune malattie invece, a volte gravissime, possono colpire persino i bambini».
A cosa sono dovute le malattie reumatiche?
Ben un italiano su 3 (32%) è convinto che siano legate ai fattori ambientali, come freddo e umidità. Il 21 per cento degli italiani pensa poi che si trasmettano col patrimonio genetico mentre un quarto dei soggetti monitorati (25%) pensa che dipendano principalmente dalla vecchiaia.
Si possono prevenire?
Anche in questo caso la maggior parte degli italiani dimostra diverse lacune. Il 23 per cento infatti ritiene che queste patologie siano sempre scongiurabili, il 15 per cento pensa che la prevenzione possa esserci solo per alcune malattie mentre il 14 percento crede che si possano prevenire ma non sempre. Appena il 23 per cento risponde correttamente dicendo non si possono mai prevenire.
Quali effetti possono produrre?
Per il 29 per cento degli italiani possono produrre quei “classici dolori che vanno e vengono col cambio di stagione” mentre per un quarto dei soggetti coinvolti nello studio (24%) possono portare a perdita di autonomia funzionale. Il 23 per cento ritiene poi che possano nel tempo concorrere a peggiore la qualità della vita mentre il 13% pensa che possano portare a disabilità.
Quali parti del corpo possono principalmente colpire?
Il 52 per cento degli italiani indica nella schiena la zona più a rischio. Seguono poi le gambe (47%), le braccia (38%), le ossa (36%), i muscoli (33%), il collo (31%) e infine organi e muscoli vari (22%).
Tra i sintomi con cui si manifestano, invece, gli italiani indicano dolori e indolenzimento (23%), rossore alle articolazioni (16%), sensazione di calore (15%), debolezza (14%), movimenti difficoltosi (11%).
Come si possono curare le malattie reumatiche?
Un quarto degli italiani (26%) ritiene che si possano curare attraverso farmaci specifici. Il 21 per cento pensa invece che sia sufficiente evitare gli sforzi. C’è poi chi ritiene che possa bastare fare attenzione semplicemente all’alimentazione (18%), chi reputa che occorra fare più attività fisica (13%) e chi, infine, ritiene che non si possano affatto curare (17%).
«Per la persona affetta da malattie reumatiche una buona informazione rappresenta uno degli aspetti più importanti del successo terapeutico – afferma Antonella Celano, presidente di Apmar – Ma non dimentichiamo il grande impatto sociale che le malattie reumatiche hanno anche dal punto di vista economico: è ancora troppo alto l’onere che ne deriva per il singolo cittadino e per lo Stato, sia per i costi diretti sanitari e non sanitari (ricoveri ospedalieri, indagini diagnostiche, farmaci, riabilitazione, terapia termale; assistenza domiciliare al paziente, ecc.) sia per i costi indiretti (giornate di lavoro perse, invalidità, ecc.) che sono circa il doppio di quelli diretti».
Come dimostrato dalla Società Italiana di Reumatologia (Sir) circa il 50 per cento dei pazienti con malattie reumatiche muscolo-scheletriche croniche manifesta disabilità e otto persone su dieci sono costrette a convivere col dolore cronico, il che si traduce in oltre 22 milioni di giornate di lavoro perse ogni anno che corrispondono a un calo di produttività di 2 miliardi e 800 milioni di euro. E in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche, Apmar lancia un appello: «lo Stato deve investire risorse per dare dignità e diritti alle persone con malattie reumatologiche».
La maggior parte degli intervistati (56%) associa erroneamente le malattie reumatiche principalmente a mal di schiena, come lombalgia (56%) e sciatalgia (52%), pensa che insorgano solo nella terza età (34%) e che siano dovute soprattutto a fattori ambientali come freddo e umidità (32%).
Il 23 per cento degli italiani ritiene poi che si possano sempre prevenire e che per curarle, oltre ai farmaci appositi (26%), possa essere sufficiente fare attenzione all’alimentazione (13%) e agli sforzi fisici (21%).
La ricerca è stata effettuata con questionari in rete con metodologia Web Opinion Analysis e presentata in occasione del convegno “Malattie reumatiche, Apmar e le sfide di domani”.
Quante tipologie di malattie reumatiche esistono?
Per un italiano su 3 (33%) sono tra dieci e venti quando in realtà superano le 150, risposta corretta data da appena il 5 per cento dei soggetti monitorati.
Ma a che età possono colpire?
Per il 34 per cento degli italiani possono insorgere solo in età avanzata mentre solo il 21 per cento ritiene correttamente che non ci sia un’età specifica perché colpiscano.
«Una delle concezioni del tutto falsa - spiega Luigi Sinigaglia, reumatologo all’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano - è che le malattie reumatiche colpiscano solo gli anziani. Esistono certamente malattie che hanno una maggior prevalenza nei soggetti anziani, ma la maggior parte colpiscono soggetti giovani, in piena attività lavorativa. Ne sono un esempio l’artrite reumatoide e le spondiloartriti che di solito iniziano in giovane età, così come le malattie sistemiche del connettivo che sono più tipiche della donna in età fertile. Alcune malattie invece, a volte gravissime, possono colpire persino i bambini».
A cosa sono dovute le malattie reumatiche?
Ben un italiano su 3 (32%) è convinto che siano legate ai fattori ambientali, come freddo e umidità. Il 21 per cento degli italiani pensa poi che si trasmettano col patrimonio genetico mentre un quarto dei soggetti monitorati (25%) pensa che dipendano principalmente dalla vecchiaia.
Si possono prevenire?
Anche in questo caso la maggior parte degli italiani dimostra diverse lacune. Il 23 per cento infatti ritiene che queste patologie siano sempre scongiurabili, il 15 per cento pensa che la prevenzione possa esserci solo per alcune malattie mentre il 14 percento crede che si possano prevenire ma non sempre. Appena il 23 per cento risponde correttamente dicendo non si possono mai prevenire.
Quali effetti possono produrre?
Per il 29 per cento degli italiani possono produrre quei “classici dolori che vanno e vengono col cambio di stagione” mentre per un quarto dei soggetti coinvolti nello studio (24%) possono portare a perdita di autonomia funzionale. Il 23 per cento ritiene poi che possano nel tempo concorrere a peggiore la qualità della vita mentre il 13% pensa che possano portare a disabilità.
Quali parti del corpo possono principalmente colpire?
Il 52 per cento degli italiani indica nella schiena la zona più a rischio. Seguono poi le gambe (47%), le braccia (38%), le ossa (36%), i muscoli (33%), il collo (31%) e infine organi e muscoli vari (22%).
Tra i sintomi con cui si manifestano, invece, gli italiani indicano dolori e indolenzimento (23%), rossore alle articolazioni (16%), sensazione di calore (15%), debolezza (14%), movimenti difficoltosi (11%).
Come si possono curare le malattie reumatiche?
Un quarto degli italiani (26%) ritiene che si possano curare attraverso farmaci specifici. Il 21 per cento pensa invece che sia sufficiente evitare gli sforzi. C’è poi chi ritiene che possa bastare fare attenzione semplicemente all’alimentazione (18%), chi reputa che occorra fare più attività fisica (13%) e chi, infine, ritiene che non si possano affatto curare (17%).
«Per la persona affetta da malattie reumatiche una buona informazione rappresenta uno degli aspetti più importanti del successo terapeutico – afferma Antonella Celano, presidente di Apmar – Ma non dimentichiamo il grande impatto sociale che le malattie reumatiche hanno anche dal punto di vista economico: è ancora troppo alto l’onere che ne deriva per il singolo cittadino e per lo Stato, sia per i costi diretti sanitari e non sanitari (ricoveri ospedalieri, indagini diagnostiche, farmaci, riabilitazione, terapia termale; assistenza domiciliare al paziente, ecc.) sia per i costi indiretti (giornate di lavoro perse, invalidità, ecc.) che sono circa il doppio di quelli diretti».
Come dimostrato dalla Società Italiana di Reumatologia (Sir) circa il 50 per cento dei pazienti con malattie reumatiche muscolo-scheletriche croniche manifesta disabilità e otto persone su dieci sono costrette a convivere col dolore cronico, il che si traduce in oltre 22 milioni di giornate di lavoro perse ogni anno che corrispondono a un calo di produttività di 2 miliardi e 800 milioni di euro. E in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche, Apmar lancia un appello: «lo Stato deve investire risorse per dare dignità e diritti alle persone con malattie reumatologiche».
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