mercoledì 26 febbraio 2020

Coronavirus Sars2-CoV-19: quanto è contagioso e chi colpisce



Il Sars2-CoV-19 non è il virus più contagioso al mondo, ma è nuovo. E la misura di prevenzione fondamentale è l'igiene personale
Non è il virus più contagioso che esista, il Sars2-CoV-19. Ha una capacità di diffondersi solo di poco superiore a quella del normale ceppo dell’influenza che circola ogni inverno. E soprattutto non è il responsabile di un’emergenza globale dopo tanti anni, proclamata ovviamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Conoscere il nemico e le sue caratteristiche ci può aiutare a mantenere i nervi saldi evitando accaparramenti di scorte alimentari, mascherine inutili per proteggersi se non ci si trova in ambienti sanitari e altre reazioni immotivate.
Ciò che conta, come sempre in caso di infezioni virali, è sempre l’igiene personale (vedi le 10 regole del ministero della Salute): lavarsi spesso (e bene) le mani è la prima, fondamentale misura di prevenzione.
Quanto può infettare il virus
Quando si parla di una malattia infettiva sono due i parametri che occorre sempre tenere presenti per definirne correttamente i contorni. Da un lato c’è la capacità del virus di infettare, che ovviamente non è la stessa per tutti i diversi ceppi, anche in base alle vie di trasmissione, dall’altro va sempre considerata la popolazione potenzialmente sensibile.
Per il coronavirus in questione, le potenzialità di contagio sono elevate ma non certo da record, si stima che l’indice di contagiosità sia di circa 2,5. Il che significa che una persona che ha contratto l’infezione sarebbe in grado di trasmetterla, in base ai modelli matematici, a due persone e mezzo in media.
Tanto per fare un esempio, l’indice di contagiosità dell’influenza stagionale è solo di poco inferiore e ci sono altri virus che, potenzialmente, hanno una capacità di diffondersi ben più significativa. Pensate ad esempio a quanto accade in caso di un’epidemia di morbillo o di varicella. In questi circostanze l’indice di contagiosità è molto più alto: ogni persona può teoricamente infettarne da 12 a 18.
È a questo punto che però la situazione cambia ed entra in gioco il secondo parametro: mentre per il morbillo o la varicella l’epidemia tende comunque ad estinguersi perché ci sono molte persone che hanno contratto l’infezione o sono vaccinate quindi spezzano la catena, nel caso del Sars-CoV-2019 in pratica non esistono contromisure diffuse da parte del sistema immunitario delle persone.
Il motivo? È un virus nuovo, completamente diverso da quelli che ci è capitato di incontrare, e quindi l’organismo non dispone di “soldati”, cioè di anticorpi, mirati nei suoi confronti. Per questo bisogna pensare a misure come l’isolamento e la quarantena, visto che per ora non esiste un vaccino. Solo “fermando” le possibilità di diffusione del virus, infatti, si può arginare la situazione dilazionando nel tempo i casi.
Chi rischia di più
Come dimostrano le cronache di questi giorni, i casi più gravi e mortali di coronavirus tendono a concentrarsi nelle persone anziane, specie se già presentano patologie. Si ripete esattamente, quindi, ciò che accade per l’influenza: il virus può diventare la goccia che fa traboccare il vaso di un equilibrio non proprio ottimale dell’organismo, scatenando quindi una serie di eventi potenzialmente gravi.
La prova viene anche da una ricerca che ha preso in esame quanto accaduto in Cina, pubblicata su Chinese Journal of Epidemiology : in base allo studio, e facendo sempre i conti con la situazione emergenziale in termini di assistenza che l’epidemia ha creato in Cina, la mortalità è stata più alta nelle persone con più di 80 anni e in caso di presenza di malattie cardiovascolari e respiratorie croniche o diabete.
In generale, sempre stando a questa fonte, che ha preso in esame oltre 72.000 pazienti, per un totale di poco meno di 45.000 casi confermati, in genere e considerando tutte le età, la mortalità appare più alta nei maschi rispetto alle femmine.
Un’ultima segnalazione da fare. Dall’inizio del nuovo millennio, l’0rganizzazione Mondiale della sanità ha lanciato altre emergenza globali: dalla Sars si è passati all’influenza suina nel 2009, per giungere poi al timore per la riaccensione di alcuni focolai di poliomielite fino ai virus Ebola e Zika. Insomma. Occorre rimanere calmi, proteggersi e, in caso di sintomi come febbre, tosse, mal di gola, non andare in ospedale ma informarsi telefonicamente con il proprio medico o con i numeri di servizio 112 e 1500.

Federico Mereta GIORNALISTA SCIENTIFICO
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