«Gli uffici dell'Urbanistica e Edilizia Privata del Comune di Milano hanno bisogno
di un assessore fisicamente sempre presente»
Il tormentone primarie sì, primarie no ne ha scatenato un altro che è tutt'altro che superato dalle dichiarazioni di Giuliano Pisapia. Se il sindaco anche giorni fa ha trattato come una barzelletta la voce del pressing scattato dal Pd per una sua ricandidatura nel 2016 («simpaticissima - ha replicato alla domanda - ho detto con largo anticipo che non mi ricandiderò, anche per dare il tempo necessario a organizzare le primarie») quell'ipotesi giù dal palco dell'assemblea con Renzi a Expo sabato scorso ha continuato a circolare, anche più di prima. Via di fuga, dicono soprattutto i dem romani, per uscire da quella che rischia di diventare la campagna per le amministrative più difficile della storia milanese. Il centrosinistra rischia non solo di perdere, ma di uscirne con le ossa rotte. La parola d'ordine dei colonnelli renziani dopo l'annuncio di Pisapia a marzo era stata di mantenere la calma e rinviare a settembre le discese in campo. Ma i candidati ufficiali alle primarie sono già tre - Pierfrancesco Majorino, Emanuele Fiano e Roberto Caputo - e anche più numerosi sono quelli ai box (da Ada Lucia De Cesaris a Umberto Ambrosoli, Stefano Boeri, Ivan Scalfarotto). E c'è l'incognita Giuseppe Sala, il commissario Expo che agita tutti gli altri uomini della sinistra che coltivano aspirazioni per il 2016. Le primarie rischiano di essere superaffollate e provocare un big bang nel Pd. Per questo i romani continuano a lavorare per un un ripensamento di Pisapia che, arrivati a questo punto, offrirebbe la via d'uscita al caos, anche se i rapporti col premier Renzi sono sempre stati burrascosi. I dem milanesi sono più tiepidi, convinti che l'avvocato non tornerà sui propri passi. Lo spettro che saltino le primarie agita Majorino: anche ieri è tornato a ribadire su Facebook che «nessuno può essere tanto pazzo da impedirle. E per me il modo più giusto è solo uno. Viverle come un'occasione positiva. Un'opportunità. Parlare della città e del futuro. Una proposta semplice: a settembre c'è la festa nazionale dell'unità a Milano. Lì potremmo fare un primo confronto tra i candidati presenti in quella data».
A sinistra circola da tempo una strategia per convincere Pisapia al ripensamento: una sorta di petizione popolare, sono convinti che se la richiesta partisse dal basso, dai milanesi, il sindaco si «sacrificherebbe». Tant'è, potrebbe farlo, secondo il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo (Sinistra x Pisapia), o si dovrebbe «veramente insistere», qualora i candidati alle primarie fossero un numero eccessivo o il vincitore non raggiungesse più del 25%. «Almeno - è la linea di Rizzo -, la lista è lunga si faccia almeno un ballottaggio tra i primi due o tre, il candidato sindaco deve avere più del 50% o non è rappresentativo». Una terza via? «Se non si convince il sindaco a rimanere, vediamo come funziona nei prossimi mesi il suo nuovo vice, Francesca Balzani. É stimata da tutti, rispettata da tutti i gruppi di centrosinistra e anche dall'opposizione per le sue doti di mediazione. Magari lungo il percorso per le primarie scopriamo che è un nome che può unire tutti».
Intanto, nominato il vice al sindaco resta la casella dell'Urbanistica da coprire dopo le dimissioni di Ada Lucia De Cesaris. É stato un weekend di consultazioni. Incassato già il no di Matteo Bolocan, in pole restano il prorettore del Politecnico Alessandro Balducci o, già più operativa sul Pgt, l'urbanista Laura Pogliani. La nomina tra oggi e mercoledì.
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