Sembra prevalere il puntiglio
di un partito liquefatto. Lega e PD si scambiano i ruoli e Renzi starebbe per
battere in ritirata perché i suoi non lo seguirebbero.
NICOLA CARIGLIA | 9
FEBBRAIO 2020
Sulla “riforma” , in realta’
soppressione, della prescrizione non possono esistere compromessi e chi afferma
il contrario imbroglia. Quando i problemi derivano da visioni della societa’
radicalmente diverse, addirittura contrapposte, la rinuncia ai propri principi
non è mediazione ma abiura. Per i sostenitori del giustizialismo, di ogni
inquisizione, della “giustizia” intesa come missione etica, del cittadino
impotente di fronte al preteso superiore interesse dello Stato, le garanzie e i
diritti individuali sono ostacoli da rimuovere, anzi schiacciare impunemente.
Chi, in nome di secoli di conquiste delle liberta’ ha la visione opposta,
tradirebbe se stesso se solo permettesse di scalfire lo stato di diritto.
Sarebbe, per gli uni e gli altri, come pretendere di uccidere una persona… solo
un po’; o tradire solo in parte il marito o la moglie.
E, infatti, la storia della
riforma/abolizione della prescrizione che sta squassando la politica e creando
lacerazioni tra magistratura e avvocatura è piena di contraddizioni. I 5 Stelle,
partito del ministro della Giustizia, Bonafede, si stanno sfarinando, ma
restano attaccati a questa bandierina che mette in difficolta’ il PD, socio di
un governo che avrebbero interesse a non mettere in crisi per non avvicinare
elezioni che ne sancirebbero la scomparsa (o quasi). Il PD, quando era
all’opposizione ed il suo voto era ininfluente, fece la bella figura di
dimostrarsi difensore dello stato di diritto e delle garanzie processuali. Ora,
che è decisivo per togliere di mezzo una “riforma” che ci farebbe ripiombare
nell’epoca pre “Beccaria”, si macera alla ricerca di mediazioni, lasciando
spazio ai cromosomi giustizialisti ampiamente formatisi nel suo organismo nel
corso della sua storia. L’inverso di quanto capita alla Lega: quando era al
governo con i 5Stelle e poteva impedirlo, permise il varo della oscena riforma
Bonafede, pur facendone slittare l’entrata in vigore. Ora si fa bello andando
ad occupare il ruolo di contrario alla riforma, che fu del PD quando non
contava nulla. Ma le indagini demoscopiche sono impietose. Ci raccontano,
infatti, che il popolo leghista è assetato di sangue e di manette “nel
superiore interesse” dei principi di “ordine” e “sicurezza”. Salvo scoprire che
i magistrati sono “tutti comunisti” quando contestano a Salvini che non si
dovrebbero tenere sotto chiave centinaia di poveri immigrati, impedendo loro di
sbarcare da navi gia’ ormeggiate in porti sicuri. E poco importa che proprio la
visione della giustizia che ha ispirato il ministro Bonafede consentirebbe ai
magistrati “comunisti” di tenere il loro leader, o qualsiasi altro leader
politico, sotto naftalina a tempo indefinito proprio grazie alla abolizione
della prescrizione.
A completare la fiera degli
opportunismi e delle contraddizioni c’è Matteo Renzi. Sara’ pure stato per
acquistare visibilità , ma le motivazioni della sua opposizione alla
soppressione della prescrizione erano giuste e condivisibili. Il respiro era
quello della cultura laica, liberale e riformista. Una speranza per chi teme, a
ragione, le prepotenze dell’apparato repressivo statuale. Poi, in perfetto
stile renziano, la sorpresa e la delusione. Pare che la battaglia annunciata,
ad oltranza fino a provocare il fallimento della riforma della prescrizione,
non sara’ poi cosi’ dura. Matteo ci avrebbe ripensato. Ovvero: ci hanno
ripensato i suoi, preoccupati delle conseguenze che potrebbero sfociare nella
crisi di governo. Ovvero: tutti a casa. Fermiamoci qui’ che è meglio!.
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