lunedì 20 gennaio 2020

La prevalenza dell’ambidestro in politica



I casi di Siena dove il sindaco leghista fa il comunista e della prescrizione con il PD che sposa il giustizialismo fascio-grillo-leghista.

Nel calcio, come è noto, i campioni più apprezzati, sono sempre stati gli ambidestri, capaci di muoversi e spadroneggiare in ogni parte del terreno di gioco grazie all’uso di entrambi i piedi. In politica più che i piedi si dovrebbe usare il cervello; eppure, a quanto pare, anche in questo campo a spadroneggiare sono gli ambidestri. A dimostrarlo, ogni giorno, le cronache  dei giornali. Cronaca minuta e cronaca robusta: e guai a dare per scontato che che la prima sia da tenere di conto meno della seconda.
Notoriamente la Toscana, ancora più dell’Emilia è considerata terra nella quale hanno spadroneggiato, dal ritorno della democrazia ai giorni nostri, i comunisti. Con una infiltrazione nei gangli della societa’ talmente asfissiante, da fare gridare al “regime”. Ciò non ha impedito di riconoscere i buoni risultati raggiunti nella efficienza dei servizi che, peraltro, caratterizzavano anche le cosiddette isole bianche, dislocate nella lucchesia e nelle zone montane. In questa rossa regione, la bellissima Siena era considerata come la Toscana della Toscana, cioè rossa al quadrato. E, fino all’imprevedibile passaggio di mano nelle elezioni del 2018, economia, cultura, amministrazioni locali, sindacati e associazioni di categoria si davano un gran daffare a maggior gloria del partito al potere., in allegra commistione tra interesse pubblico e privato. Tutto finito con il passaggio al centrodestra del Comune? Macchè, di male in peggio! Cosa hanno infatti combinato i nuovi padroni della citta’ del palio, ovvero la giunta di destra capitanata dal sindaco Luigi De Mossi? Quando ancora non riescono a raccapezzarsi nei meandri di un potere inaspettato, hanno finanziato con 3025 euro di fondi pubblici, una volgare manifestazione di propaganda incentrata sull’inchiesta di Bibbiano, mascherata da spettacolo teatrale e con motivazioni culturali alle quali loro per primi non credevano. Vale a dire quanto, se non di più, veniva rimproverato al precedente “regime” comunista.
Come sappiamo, le sciocchezze, in politica, sono come le ciliegie. Negli stessi giorni, a Roma, il PD e LeU davano il via libera all’abolizione della prescrizione come desiderato dal ministro grillino Bonafede e nel solco di quel giustizialismo fascio-grillo-leghista che, peraltro, è presentissimo nel DNA di questi due partiti “di sinistra”. E nemmeno si sono vergognati. Hanno avuto l’arroganza di dichiarare che dovevamo essere loro grati perché stavano accorciando la durata dei processi. Se non fosse tragico, da scompisciarsi dal ridere, almeno quanto all’annuncio della abolizione della poverta’ dato mentre si infieriva contro il nostro povero bilancio con le spese pazze del reddito di cittadinanza e di quota 100, ad opera del duo Di Maio-Salvini. Con questo diffuso ondivagare non può meravigliare se i partiti raddoppiano e dimezzano in pochi mesi il loro patrimonio di voti (vedi Renzi e Di Maio). E vale la pena di ricordare che dal 1945 al 1992, piccoli partiti come PSDI, PLI, PRI, pur dovendo accettare mille compromessi, furono capaci anche di provocare crisi di governo tutte le volte che avvertirono il rischio di perdere la loro natura. Un limite invalicabile ai compromessi per la governabilita’..Soprattutto per questo, e non per la legge elettorale proporzionale ebbero lunga vita pur con percentuali, all’epoca, considerate molto basse.
Nicola Cariglia

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