Nuove proposte sulla riforma pensioni provengono dal nuovo presidente dell’Inps Tito Boeri che nel percorso da compiere inserisce anche il reddito minimo garantito.
Tito Boeri dichiara che l’istituto di previdenza sociale italiano potrebbe ricoprire un ruolo fondamentale essendo uno degli enti previdenziali più grandi d’Europa che dispone di competenze e patrimoni di dati che pochi altri enti possono vantare.
Per diventare un attore protagonista l’Inps, però, secondo il suo nuovo presidente, è da ristrutturare. Ma riorganizzazione dell’Inps a parte, Boeri deve fare i conti anche con il deficit previsto dall’istituto per il 2015 che ammonterebbe a 6,7 miliardi di euro.
Pensioni del futuro
L’argomento più delicato e più caldo che, però, in questo momento riguarda Boeri e l’Inps è sicuramente quello legato al nodo dei pensionamenti e dei pensionati. Per i futuri pensionati da quest’anno sarà possibile utilizzare lo strumento della busta arancione che permetterà di conoscere il futuro tenore di vita che si potrà tenere in base alla situazione di oggi. Nel 2015 potranno accedere allo strumento i lavoratori dipendenti privati, per quelli pubblici servirà più tempo, mentre nel 2016 sarà disponibile per i lavoratori parasubordinati.
Metodo contributivo
Per quanto riguarda, invece, il ricalcolo degli assegni pensionistici con il metodo contributivo, Boeri traccia quelle che potrebbero essere le due conseguenze di una tale scelta: da una parte il risparmio di spesa da parte dello Stato e dall’altra l’apertura dell’accesso alla pensione anticipata che permetterebbe un ricambio generazionale che ridurrebbe anche la disoccupazione giovanile. Il presidente dell’Inps fa notare che per una scelta del genere ci vorrebbe, comunque, uno studio approfondito delle pensioni in pagamento e di quelle che si otterrebbero con il metodo contributivo.
Reddito minimo garantito
Boeri parla anche di reddito minimo garantito, prendendo spunto dalla difficile situazione degli esodati che fino ad ora è stata gestita con sei salvaguardie. Boeri fa notare che i sei decreti di salvaguardia hanno aiutato anche chi ha redditi elevati, quindi invita a “pendere meglio le risorse pubbliche” riflettendo sulla formula dell’assegno universale
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